“Dedicato ai Cherenini”

Dove sei, mia dolce Cheren?!

 

Agostino Oliveti ha ragione da vendere quando lamenta nel suo lungo scritto “Dedicato ai Cherenini” (M.T.n.2 marzo-aprile 2002) che quasi tutti i ricordi di episodi, fatti, ed eventi raccontati sul Mai Taclì. sono accaduti ad Asmara, o a Decameré, o a  Massaua.  Mai a Keren, (come se questo paese non avesse storia..)

Quanta amarezza in quel suo grido: “Dove sei…. mia dolce Keren?”  Bene ha fatto il direttore a dargli spazio!

Caro Agostino, Keren mi è sempre rimasta impressa nella mente….. più che nel cuore. Penso che ciò sia dovuto al fatto che ci sono stato poco tempo, da adulto e con pesanti  responsabilità. (non ero più uno spensierato…  purtroppo..). Tuttavia quando parlo dell’Eritrea con i…. profani mi accade sempre di affermare, con convinzione, che il paese più bello del mondo per viverci e morire è Keren…. e spiego….è un paesino del Bassopiano Nord Eritreo.  Ci ho vissuto in due periodi diversi: nel 1956 per un mese (sostituivo il dr. SENTOCNIK che era andato in ferie meritate e nel 1960 come medico residente per circa 6 mesi.  I ricordi ci sono e belli anche, specie nell’esercizio della professione. Essere Direttore dell’Ospedale di Keren era “qualificante” come esperienza.  Poi gli amici: Arturo Piscetta e famiglia (i figli Chiara e il piccolo Pier Luigi), il Geom. Emanuele Carmine e moglie.  Le due famiglie mi furono prodighe di aiuti e consigli preziosi per non commettere le solite  “gaffes” dei neofiti. Il sig. Riva e la bellissima consorte, gli Ertola e il buon Carlino, quasi mio coetaneo; Ballardini e consorte e cognato. I suoi serpenti, il cui veleno spediva in Italia all’Istituto Sieroterapico, venivano nutriti da un numero impressionante di uccelli che squadre di ragazzi indigeni catturavano ogni mattina.  Il SENHAIT albergo Ristorante.Bar, il Bar Torino, il bar nella piazzetta vis à vis al Senhait; era gestito da marito e moglie Romagnoli e nel retro il capo spirituale dei mussulmani, della famiglia EL MORGANI, beveva i suoi whisky protetto da…. fedeli i quali diffondevano la voce che riuscisse a trasformare l’alcool in latte.   Ricordo le partite a scopone e i miei tanti errori che indignavano visibilmente il buon Piscetta!  Ricordo la Casa degli Italiani, sopra il Bar Torino, di cui fui presidente…. per forza!

Organizzammo la festa della Repubblica il 2 giugno e per mia fortuna Arturo Piscetta ed Emanuele Carmina mi pilotarono nei meandri delle convenienze e della diplomazia. La festa era organizzata su due piani ed orari leggermente diversi.  Dove andava il SDO (Superior Divisional Officer) non potevano… andare i semplici DO (Divisional Officer), dove c’era il Maggiore della Polizia, la carica più alta, non ci poteva andare il tenente e molte altre gerarchie da sistemare senza urtare suscettibilità.  Era chiaro che i connazionali erano tutti allo stesso piano, ci mancherebbe!  Ricordo il buon Bruni… farmacista promosso in loco, con le sue belle e sorvegliate figliole. I Gabresi, De Ponti e Andreotti con l’eterna sigaretta accompagnata dall’eterna tosse. Era capo infermiere e factotum dell’ospedale. Una colonna!   Il signor Toti all’epoca amministratore dell’ospedale.  Il dr. Walfredo Bettazzi veterinario, mio compaesano di Cremona.  Uomo solitario di cultura sterminata letteraria, gastronomica, storica, sportiva.  Impareggiabile nel suo lavoro.  Subivo il fascino dei suoi racconti quando tornava dalle zone desertiche ai confini del Sudan dove si recava per vaccinare il bestiame non stanziale.  Dava appuntamenti a vari mandriani e con le sue guardie vaccinava migliaia di capi. Era benvoluto dai nomadi che gli dovevano molto. Parlava inglese francese ed arabo.  Era una buona forchetta.  Insegnava qualche piatto a mia moglie che, essendo emiliana, in cucina sa il fatto suo.  Nel suo campo fu, insieme al dottor Call, un grande esperto.  Fu sostituito dal dottor Dario Cappelli ( volato or non è molto nel Paradiso degli Asmarini).  Una cosa che mi ha colpito di Dario Cappelli era la sua bonaria e sconsiderata incoscienza a proposito dell’ar-rivo (dall’Italia) a Keren di sua moglie che mai era stata in colonia. Lui non preparava niente. Dato che Bettazzi era scapolo la casa era… quella di uno scapolo: non troppo grande, con mobilio….. limitato e passato di mano… più di una volta. Non immagino cosa fosse la cucina. Ho invece ben presente che la camera da letto era… piena di lacune. Provai a dargli una mano. La casa la sistemò poi la signora Mina Cappelli. La sera dell’arrivo cenammo al Senhait con qualche amico e la coppia fu debitamente festeggiata. Mina era bellissima ed elegantissima  in abito lungo scuro con adeguata scollatura, occhi anch’essi scuri e pupille grandi e lucenti.  Eravamo giovani e allegri; il futuro…. sembrava, quella sera, nostro. KEREN ha fatto la sua parte: credo che con il suo clima e la sua luna abbia… ”aiutato” tante cosiddette prime notti!

L’educazione dei suoi abitanti indigeni e no era riconosciuta da tutti.  La pensione Sicilia era segnalata per un ottimo trattamento sotto tutti i  profili.  Certo, mi saranno sfuggiti i nomi di altre persone di quel mio tempo.  Chiedo scusa, la memoria non è più quella dell’esame di maturità!

KEREN…. KEREN… la città  “giardino” dopo essere stata la città “eroica” e la città ”bianca”.  Con tre titoli così merita la BARONIA.  Caro Agostino, sono contento che tu mi abbia stimolato a ricordare i miei periodi….. cherenini.  Non ho finito. I nomi grandi di Keren all’epoca erano De Rossi, Casciani, Acquisto ed Ertola.  Hanno dato lustro alla comunità non solo di Keren.  Non ho… titoli per parlarne come meriterebbero.  Mi è più facile ricordare De Rossi per frequenti rapporti con l’officina Vigili in relazione alle macchine dei bottoni ed altro.  Mi pare giusto altresì ricordare la borsa di studio per studenti universitari intestata alla figlia Clementina scomparsa prematuramente.  È stato un grande gesto, è giusto ricordarlo anche ora.

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Ricordo con gratitudine le Suore dell’Ospedale e con rispetto i Frati della Chiesa che di bene ne hanno fatto tanto.

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Fra i nomi che mi sono sfuggiti c’è quello di Tommaso Cardillo commerciante di origine calabrese.  Per me si faceva in quattro.  Ora riposa in pace.  Era uno scapolo impenitente.  Grande Amico!

Sergio Vigili

 

P.S. A proposito della baronia… di Keren: propongo te come PRIMO BARONE ( ti ricordo che la corona baronale ha… tre palle contro le cinque del  marchese…)  Ridici sopra!

 

(Mai Taclì N. 4-2002)