Breve biografia di Monsignor Zenone Albino Testa
(1914 – 1982)

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“Cuore di fanciullo in un corpo massiccio di uomo”
(Così l'ebbe a definire un noto cronista del tempo dopo averlo conosciuto)

La storia che lega la terra di Vertova ai Frati Francescani affonda le sue radici lontano nel tempo...

Correva infatti il 25 maggio 1576, quando Padre Francesco De' Sirmondi da Bormio, stretto collaboratore di San Carlo Borromeo a Milano, si incontrava dinanzi alla chiesa parrocchiale di Vertova con i Capi della Comunità per definire gli ultimi dettagli riguardo al costruendo convento dei Frati Cappuccini fortemente desiderato e richiesto a gran voce dai vertovesi.

I Padri Cappuccini vissero a Vertova per oltre due secoli, operando il bene tra la popolazione, anche a costo della propria vita al tempo della peste di manzoniana memoria del 1630.

Tutto ciò terminò al momento della calata in Italia delle truppe napoleoniche che decretarono lo scioglimento di comunità e gruppi religiosi.

L'ex Convento dei Cappuccini, oggi Centro Culturale Testori, di proprietà del comune di Vertova

E poco più di cento anni dopo la cacciata dei Padri Cappuccini, il 29 maggio 1914, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, nasceva a Vertova il piccolo Albino Testa.


Vertova nel 1915

Terzogenito di nove, tra fratelli e sorelle, i compagni di giochi di un tempo lo ricordano come un bambino vivace e pieno di vita, anche un po' monello se vogliamo...

Prova ne è il fatto che quando, già Vescovo, gli presentavano qualche fanciullo intenzionato ad entrare in seminario e i genitori gli facevano presente quanto fosse discolo, lui era solito rispondere:

-Anch'io ero un birichino!

Un po' bisogna esserlo...

Però i Padri mi hanno tenuto lo stesso con loro, ed ora eccomi qui sacerdote.

Quindi c'è speranza per tutti.-

Casa Testa, fotografata dal campanile della chiesa di San Lorenzo,

contrada di Vertova dove nacque il piccolo Albino

Le corse spensierate e i giochi con gli amici, così come le sue visite in paese però si diradarono sempre più a partire dal 1926, quando Albino decise di entrare nel Seminario Serafico dei Cappuccini di Lovere (Bg) per intraprendere il cammino che per lui era stato segnato.

Con i genitori, i fratelli e i nipoti, poco prima della partenza per l'Eritrea

Gli insegnamenti dei genitori, il papà Giacomo e la mamma Elisabetta, provenienti a loro volta da famiglie molto religiose, indirizzarono il figlio verso la sua vocazione.

A riprova di ciò va ricordato che anche una delle sorelle di Albino, Battistina, abbracciò la vita religiosa entrando nella comunità delle Suore Sacramentine di Bergamo con il nome di Suor Elisalba (1912 – 1974)

Il 5 gennaio del 1930 inizia, presso il Convento di Sovere (Bg), l'anno di noviziato.

Nel Seminario di Cremona emette i suoi voti solenni nel giugno del 1935.

Trasferito in seguito a Milano, proprio nel capoluogo lombardo, il 7 agosto 1938, riceve l'ordinazione sacerdotale dal Cardinale Ildefonso Schuster.

La partenza per la missione in Eritrea ebbe luogo nel settembre dell'anno successivo con altri sei confratelli.

Il gruppo dei partenti nel 1939

L'Eritrea era una colonia italiana dal 1890 caratterizzata da alterne vicende.

Si passa infatti dalla sconfitta italiana di Adua, al Trattato di Addis Abeba del 1896 che sancisce il riconoscimento dell'indipendenza dell'Impero di Abissinia, il quale a sua volta però accetta la Colonia dell'Eritrea Italiana.

Specialmente negli anni Trenta, l'Eritrea fu tra le colonie italiane quella maggiormente modernizzata, vide infatti la costruzione di miglialia di chilometri di strade e ferrovie, e l'introduzione di un nuovo assetto urbanistico nelle principali città, con la creazione inoltre di numerosi nuovi quartieri italiani.

Costruzione del nuovo ponte a Dogali nel 1935,

per la ferrovia Massaua - Asmara

Nel 1934 in seguito ad un incidente tra Somalia Italiana ed Etiopia, per il controllo di una zona ricca di pozzi petroliferi, il Governo italiano decise di attaccare militarmente l'Etiopia, che capitolò il 5 maggio dell'anno successivo.

In seguito le Colonie Italiane del Corno d'Africa, Somalia Italiana, Eritrea ed Etiopia, vennero accorpate a formare l'Africa Orientale Italiana (AOI).

L'Eritrea che aveva partecipato alla conquista dell'Etiopia con un esercito di 60.000 Ascari, le truppe locali aggregate all'Esercito Italiano, ne uscì con un territorio ampliato, sotto il controllo di un Governatore insediato ad Asmara.

Un gruppo di Ascari con ufficiali italiani


Nel 1939, all'epoca dell'arrivo di Padre Zenone in Eritrea, a testimonianza della forte immigrazione italiana, un censimento rilevò nella sola Asmara la presenza di oltre 53.000 italiani su una popolazione complessiva di 98.000 abitanti.

A fronte di questa situazione socio-politica, egli venne subito nominato Vicesegretario del Vicario Apostolico di Asmara, ruolo a quel tempo ricoperto da Monsignor Luigi Giangrisostomo Marinoni di Clusone (Bg), pure lui Cappuccino.

Come in tanti casi analoghi, in presenza di immigrazione coloniale, molti italiani trasferitisi in Eritrea allacciarono relazioni con donne locali, che diedero alla luce molti figli illegittimi, anche perchè nella maggior parte dei casi i padri avevano già una famiglia in Italia.

Tali unioni, inizialmente accettate, se non addirittura favorite, dalle autorità italiane, a partire dal 1933 cominciarono a non essere più viste di buon occhio in quanto si cominciava ad invocare la “difesa del prestigio della razza di fronte ai nativi dell'Africa Italiana”.

Questa discriminazione portò alla luce il problema dei cosiddetti “meticci”, piccoli italo-eritrei costretti a vivere ai margini di due società, quella eritrea e quella italiana, che seppur per motivazioni diverse, di fatto li rifiutavano.

Già nel 1932 i Padri Cappuccini avevano fondato, contro il parere delle autorità italiane, l'Istituto San Giuseppe pro Meticci, luogo di accoglienza per bambini abbandonati, nonchè di formazione scolastica e professionale.

Nel dicembre del 1940 la direzione dell'istituto venne affidata a Padre Zenone.

La Tipografia Francescana

Istituto San Giuseppe pro Meticci di Asmara

Successivamente il nostro Albino ricevette l'incarico di viceparroco della Cattedrale di Asmara nel 1941, quindi quello di parroco nel 1947.

Nella “sua” Cattedrale si può dire che abbia passato la maggior parte della  vita missionaria ed è qui dove ha lasciato lìimpronta più viva tra la popolazione.

Oggi molti di quei parrocchiani purtoppo non sono più tra noi, però qualcuno che serba qualche ricordo di Padre Zenone lo si può ancora ritrovare.

 Asmara Cattedrale

La Cattedrale di Asmara in una foto dell'epoca

Sono infatti numerose le testimonianze, che pur a distanza di tempo, riportano l'immagine di un Padre Zenone sempre accompagnato da uno stuolo di bambini, molti dei quali sono proprio quei meticci a lui tanto cari, di un Padre Zenone sempre pronto ad ascoltare e a trovare una parola di conforto o a dare un aiuto concreto a tutti coloro che a lui si rivolgevano.

In un articolo pubblicato sulle pagine del quindicinale cattolico stampato ad Asmara, “Da Veritas e Vita” in edicola l'11 agosto 1963, in occasione dei festeggiamenti per il 25° anniversario di sacerdozio, il cronista scrive:

“Monsignor Testa, da buon parroco di Asmara, dopo la consacrazione episcopale,

 è diventato un po' il parroco di tutta l'Eritrea”.

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Altre testimonianze si possono trovare sul sito Mai Taclì (che significa acqua chiara, acqua pura), una pagina web che come scritto nella presentazione “... ha lo scopo di mantenere le amicizie, i ricordi e la solidarietà che si consolidarono in Eritrea, quando questa prima colonia era popolata da decine di migliaia di italiani...” e poi ancora

“...un legame che si basa solo sul fatto di aver vissuto in quelle terre, in quel modo; non sul sangue quindi o sulla religione o sul credo politico. Un sentimento strano che gli interessati coinvolti chiamano Asmarinità...”.

Un sentimento che aveva pervaso anche lo spirito di Padre Zenone.

Ho scelto tre testimonianze, che riporto integralmente e che penso possano racchiudere e rappresentare un po' il compendio dei ricordi di quanti l'hanno conosciuto e apprezzato in quegli anni.

“Sono un ragazzo di ... anni, cresciuto, come centinaia di altri, da padre Zenone.

 Lui mi preparò per la S.Comunione e Cresima (5 giugno 1949).
Quando lo salutai, per l'ultima volta (21 agosto 1951),mi abbracciò e mi disse che sarei        tornato, ma che non lo avrei trovato. E così fu. Tornai nel 2004 mi recai in cattedrale, convinto che ivi fosse tumulato... mi dissero che riposava nella sua patria.”

 (Francesco)


Padre Zenone con il suo autista, tra i bimbi dell'asilo in Eritrea

Buongiorno ,

per noi asmarini, Padre Zenone, o meglio Zenone è stato guida, Padre, Sacerdote, Amico.
Quando tornò all'Asmara, diciamo da Vescovo, mi chinai per baciare l'anello vescovile. Presomi per un orecchio mi sollevò il capo e mi disse :

" Io, per voi sono sempre Padre Zenone!".

Ecco l'Uomo ammirato, rispettato ed amato da tutti gli italiani dell'Eritrea.

 (Agau-del-Semien)

In compagnia di Padre Angelico, suo segretario, e una comunità di religiose

Mi chiedi di parlare di Padre Zenone.

Padre Zenone fu, in quei momenti difficili della Colonia Eritrea, il nostro Parroco e noi eravamo i ragazzi della Cattedrale.
Per noi fu una guida di riferimento sia per ciò che concerneva l’attività religiosa sia per il deciso incoraggiamento che sapeva fornirci con le sue sagge e decise parole.
Durante la Messa domenicale dei ragazzi, che iniziava alle 8,30, quando saliva sul pulpito per iniziare la predica, con la sua ampia voce raggiungeva ogni angolo della Cattedrale, gli altoparlanti non erano ancora stati installati, ed iniziava inequivocabilmente con la frase: Cari Fratelli!

E poi affrontava i vari argomenti, sia di carattere religioso, sia di cose relative alla vita cittadina.
Elargiva parole di conforto per coloro che avevano i genitori periti in guerra, feriti, o fatti prigionieri e portati nei campi di concentramento in Kenya o anche in India.
Padre Zenone rincuorava noi ragazzi usando parole semplici ma che andavano dritte al cuore.
Incitava alla fratellanza e all’aiuto reciproco fra i vari "Credo Religiosi" .
Nei confronti delle altre Chiese, quella Islamica e quella ebrea ebbe sempre parole benevole e non ci furono mai screzi in tal senso.
Con la Chiesa Copta Ortodossa i rapporti erano ovviamente improntati alla massima fratellanza ed anzi ne sottolineava le affinità che le univa alla nostra Chiesa Cattolica, Apostolica Romana.
Padre Zenone ci conosceva tutti per nome e ricordava anche i nomi dei nostri genitori che aveva imparato a conoscere durante il periodo delle visite casalinghe per la Benedizione Pasquale.
Gli ultimi anni della mia vita in Eritrea, li trascorsi a Massaua, e quando venne il periodo del rientro in Italia, lo andai a salutare.


Mi disse:

“Silvano guarda che tu non parti se prima non fai la Cresima qui nella nostra Cattedrale.
Difatti mia mamma preferiva che per la Cresima fosse stato prescelto, come padrino o    madrina, un parente e non uno sconosciuto”.
Fu quindi fatta richiesta di procura a distanza a nome di zii e zie, fratelli e sorelle della mamma.
Stante la guerra, i documenti per la procura non arrivarono in tempo e quindi sia io che mio fratello, fatta la Comunione, non potemmo essere cresimati.
Padre Zenone ricordava ciò e mi disse:

“Silvano guarda, porta due amici che stimi, e fra due giorni passa da me in Cattedrale, farai la Cresima nella cappelletta privata di Mons. Marinoni”.

E così fu.
Quando qualche anno dopo lo incontrai a Roma, era accompagnato da un segretario, e non feci caso che aveva gli abiti da Monsignore, continuando a chiamarlo Padre Zenone.
Il segretario cominciò a guardarmi severamente, dicendo alla fine: guarda che è stato nominato Vescovo. Padre Zenone gli disse: “Non ci faccia caso, io per loro sarò sempre il Padre Zenone che hanno conosciuto…e ciò mi fa sempre piacere”.
Difatti noi tutti del Mai Taclì e altri amici che ci trovammo all’Asmara a quei tempi, continuiamo a chiamarlo affettuosamente Padre Zenone.

 (Silvano)

Il viale della Cattedrale di Asmara in una foto dell'epoca

Nel marzo del 1958 viene nominato Custode Provinciale della Missione di San Francesco in Eritrea.


A Ebarò nel 1959

Si giunge così al 1° agosto del 1959 quando Papa Giovanni XXIII lo proclama Vescovo Titolare di Tinista (Mauritania) e Coadiutore con diritto di successione del Vicario Apostolico di Asmara, Monsignor Luigi Giangrisostomo Marinoni.

Permettetemi un piccolo inciso per chiarire il Titolo di questa nomina.

Si parla di nomina episcopale a Sede Titolare, quando il Vescovo o l'Arcivescovo incaricati non vi risiedono e non si occupano del governo pastorale di quel territorio.

Ciò accade a quei prelati il cui ruolo richieda l'ordinazione episcopale ma che non siano già alla guida pastorale di diocesi residenziali, come nel caso appunto di Vescovi Ausiliari o Coadiutori, oppure che abbiano incarichi diplomatici o amministrativi presso la Santa Sede.

Perciò essi ricevono l'assegnazione di una Sede Titolare, come prescritto dal Diritto Canonico, che stabilisce infatti che ogni Vescovo debba avere assegnato il titolo di una specifica sede episcopale.

Come abbiamo visto al momento della nomina, Monsignor Testa era stato anche creato Coadiutore con diritto di successione del Vicariato Apostolico di Asmara; ecco spiegato il motivo della sua nomina a Vescovo Titolare di Tinista, che al primo momento potrebbe suonare strana, dal momento che questa città si trova nell'attuale Algeria.


La nomina non sarà probabilmente giunta inaspettata per Padre Zenone, che però tenendo fede al suo carattere e alla sua vocazione decise fin da subito di mantenere quello che oggi si suole definire un “profilo basso”.

Ricorda Padre Demetrio Patrini, Vicario Provinciale, nell'omelia funebre di Monsignor Testa:

“... Il giorno della nomina, la sera, nel refettorio della Fraternità Provincializia di Milano, disse: - Io sono frate, consideratemi frate, trattatemi come frate, voglio essere sempre frate – e così dicendo scoppiò in lacrime per l'emozione ...”.

Prosegue quindi ancora Padre Demetrio “...Contribuì in modo determinante alla formazione della Provincia Religiosa di Etiopia. Mediante provvedimenti e sagge disposizioni ne promosse il progresso e il consolidamento, indirizzandola verso quella che in futuro diventerà una comunità varia e complessa per la qualità dei suoi membri, appartenenti a razze, idiomi, ambienti e riti diversi, ma mirabilmente fusa e armoniosa....”

Padre Zenone non fece altro che seguire le raccomandazioni contenute nella Bolla Papale del 10 luglio 1959 che lo elevava alla dignità episcopale.

Così si esprimeva infatti nell'occasione Papa Giovanni XXIII:

“Ti esortiamo paternamente, diletto figlio, affinchè con la pietà e la sapienza, di cui sei adorno, sii esempio di santità ai fedeli di Cristo e possa recuperare con la Divina Grazia quelli che sono fuori dalla vera Chiesa e ricondurli nell'unico ovile di Cristo”.

Certamente Monsignor Testa non riceve questa investitura in un momento particolarmente felice per l'Eritrea.

Dopo la sconfitta italiana nella Seconda Guerra Mondiale infatti, le sorti delle sue ex colonie restarono pericolosamente in bilico.

Se da un lato alla Somalia venne concessa l'indipendenza, dall'altro per l'Eritrea la cose risultarono più complesse; secondo la Gran Bretagna avrebbe dovuto essere suddivisa tra Sudan ed Etiopia, quest'ultima addirittura ne rivendicava invece la totale annessione, mentre gran parte della comunità eritrea chiedeva a gran voce l'indipendenza, sul modello somalo.

Di fronte a ciò le Nazioni Unite decisero di dare vita ad una Federazione con l'Etiopia. Tale Federazione andò avanti per qualche anno con governi fantoccio sempre filoetiopici, trovando l'opposizione interna eritrea del “Blocco Indipendenza”, fin quando nel 1961 fatalmente scoppiò la guerra, dopo che il Negus Hailè Sellasie decise unilateralmente di annullare la Federazione, decretando in pratica l'annessione dell'Eritrea da parte dell'Etiopia.

Il “Blocco Indipendenza” originò il “Fronte Liberazione Eritreo” (FLE) che iniziò dall'anno seguente le sue azioni di guerriglia contro le postazioni militari etiopiche.

Si dice che il governo del Negus si affidasse anche ai temibili terroristi sciftà per colpire le fazioni indipendentiste eritree.

Purtoppo, seppur a fasi alterne, questa guerra combattuta sui campi di battaglia e a livello diplomatico, non si può dire conclusa nemmeno oggi e ciò ha portato ad un impoverimento e decadimento della popolazione, aggravati ancor più, se possibile, da periodiche terribili carestie che colpiscono la regione.


Il 9 aprile del 1961 nella Cattedrale di Bergamo, Monsignor Testa riceve la Consacrazione dalle mani del Cardinale Amleto Cicognani.

Rientra quindi per qualche tempo in famiglia a Vertova per i festeggiamenti e per stringersi nell'affetto dei suoi cari.

Si narra che il fratello maggiore Luigi proprio non riuscisse a chiamarlo Eccellenza, ma nemmeno Albino come quando da bambini giocavno insieme.

Un giusto compromesso fu chiamarlo Padre Zenone, proprio come tutti lo chiamavano quando si trovava in Eritrea...

Ecco ora qualche fotografia di quei giorni...


In corteo partendo dalla casa natìa

L'arrivo nella Prepositurale di Vertova

E' il momento di indossare i paramenti Sacri

L'insediamento solenne

La benedizione finale

In questa circostanza anche le autorità civili del Paese parteciparono alle celebrazioni e ai festeggiamenti di questo Figlio che portava il nome di Vertova nel mondo, ma al tempo stesso la serbava gelosamente nel suo cuore.

Ecco il testo del messaggio inviato dal Sindaco di allora, dottor Mario Bertocchi:


                                                         Cittadini

Interpretando i vostri sentimenti di affetto, di gratitudine e di gioia, L'Amministrazione Comunale con tutti Voi, eleva un nobile pensiero al più illustre dei suoi Figli, a Colui che è stato chiamato dal Sommo Pontefice Giovanni XXIII allo splendore della dignità Episcopale.

Mons. Albino Zenone Testa

Vescovo Coadiutore dell'Asmara

Germogliato dalla nostra gente umile e nello stesso tempo grande, Egli, Missionario in terra d'Africa, ha illustrato la nostra amata Vertova, con le Sue preclare virtù, con la Sua grande Vocazione, con il Suo eroico sacrificio, per rendere gloria a Dio e agli uomini.

Vertova associandosi al tripudio della Chiesa rende l'omaggio più devoto al Suo diletto Figlio e nel prepararsi a riceverLo degnamente porge a Lui il più caloroso benvenuto ed invoca la Sua Benedizione Episcopale.

Dalla Sede Comunale, 9 aprile 1961.

Pranzo con il Sindaco, le autorità civili e i parenti



Lo stemma scelto da Monsignor Testa si compone dell'antico cappello verde ornato di dodici fiocchi episcopali, sei per lato, disposti in tre ordini, che sovrasta uno scudo sannitico caricato sulla croce trifogliata di San Maurizio.

Lo scudo si compone di tre figure, due principali in basso e una generica nella parte superiore.

In quest'ultima è riprodotto il simbolo della Famiglia Francescana, ovvero due braccia inchiodate su una croce a T, simboleggianti le stigmate di San Francesco e la sua partecipazione alla passione di Cristo.

Nella partizione inferiore destra è simboleggiato un leone di Giuda rampante simboleggiante l'Impero di Etiopia, Terra di missione del prelato.

La cometa ascendente della figura in basso a sinistra rappresenta la “Stella Mattutina”, quindi la particolare devozione alla Madonna del Vescovo e la protezione e la guida sotto cui è posto l'episcopato.

Il cartiglio in basso recita: “SIS MIHI PROPITIA”

traducibile come “ABBI PIETA' DI ME”

E' una frase anch'essa senz'altro riconducibile alla venerazione Mariana da parte di Monsignor Testa.

Lo si evince anche dalla frase tratta da una lettera che egli  scrisse al Prevosto di Vertova proprio nel 1961, dove esortava i fedeli vertovesi a pregare per lui ...”la Madonna della Cesina”...

Con il termine “Cesina” i vertovesi sono soliti indicare la chiesetta eretta a fianco della Prepositurale dedicata alla Madonna di Lourdes.


Monsignor Testa tiene un'omelia nella “Cesina” della Madonna di Lourdes a Vertova

Dal 1962 al 1965 Monsignor Testa assieme a tutti gli altri Vescovi cattolici sparsi nel mondo, partecipò alle quattro sessioni del Concilio Ecumenico Vaticano II, aperto da Papa Giovanni XXIII e chiuso da Papa Paolo VI.

Nel corso delle sedute, dibattiti e confronti  portarono ad una svolta rivoluzionaria nella Chiesa, dando vita a numerose riforme e innovazioni, che tra l'altro, sancirono anche una sempre maggior partecipazione attiva dei laici nella Chiesa.

In udienza da Papa Giovanni XXIII con gli altri Vescovi dell'Etiopia

Monsignor Testa con Papa Giovanni XXIII, canonizzato nel 2013

La sua partecipazione al Concilio Ecumenico Vaticano II, gli diede anche l'opportunità di tornare qualche volta a Vertova, dove pote' presiedere in quel periodo alcune cerimonie religiose nel paese.

Processione con la statua della Madonna del Rosario

Benedizione e inaugurazione della Cappella degli Alpini

Nel 1969 rinuncia all'incarico in seguito a gravi motivi di salute.

Ricoverato presso l'infermeria dei Padri Cappuccini di Bergamo, per qualche tempo continua qui la sua opera pastorale, nei limiti consentitegli dalla malattia incombente.

In seguito verrà ricoverato un una struttura ospedaliera di Brescia dove si spegnerà il 19 settembre 1982.


Una delle ultime foto di Monsignor Testa, prima che la malattia prenda il sopravvento