L'arte di Alfonso Zichella

Fra tutti gli asmarini ce ne sono parecchi che si distinguono nel campo dell'arte.

C'è chi dipinge, chi scrive, chi recita, chi si è dedicato alla scultura ecc. Perché quindi non parlare di loro? Mi sembra una cosa più che giusta tracciarne una biografia e, quando sarà possibile, una critica sul lavoro svolto da ognuno di essi. È perciò che iniziammo questa rubrica d'arte, proponendo ogni volta, magari non in tutti i numeri, un nostro amico e le sue opere.

Cominciamo questa volta da Alfonso Zichella che si è già distinto come pittore figurativo sebbene abbia iniziato solo recentemente la sua attività artistica. Tutti più o meno conosciamo Alfonso Zichella, fratello di Lucio e di Marco che, sappiamo, si dedica con successo alla scultura.

Ma per coloro che non lo hanno conosciuto tracciamo una rapida biografia e aggiungiamo che egli è l'autore dell'articolo sulla Filodrammatica "La Studenteca" di Asmara apparso l'anno passato su un numero di Mai Taclì e tratto da un giornale del 1945.

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Alfonso Zichella è nato a Cerignola, in provincia di Foggia, il 10 gennaio del 1924.

Attualmente vive e lavora a Grottaferrata, in provincia di Roma, al numero 20 di via Costituente.

Ha vissuto con la famiglia ad Asmara, in Eritrea, dal 1938 al 1946 e nella ex - colonia italiana ha seguito gli studi ginnasiali e liceali, conseguendo la maturità classica. Ha dato vita insieme ad alcuni amici studenti ad una compagnia filodrammatica ("La Studentesca") con un vastissimo repertorio in cui si trovava quasi sempre una particina per il giovane Zichella, al quale però interessava di più tutta l'attività connessa allo spettacolo, dal suggeritore al buttafuori. In quella compagnia recitava Anna Miserocchi, destinata a diventare celebre in futuro e lavorava Giuseppe Fina, divenuto poi apprezzato regista.

 

Durante la permanenza in Africa Zichella ha anche scritto sul Corriere di Asmara e, rientrato in Italia, ha lavorato a "Il tempo" e al "Secolo d'Italia" come corrispondente.

 

Abbandonando gli studi universitari è entrato nella T. W. A. nel 1948 per passare alla Pan American, presso la quale ricopre tuttora la carica di responsabile dell'ufficio contabile amministrativo. Si è dedicato anche alla poesia ed un suo libro si trova nella Brown University, in Providence Rhode Island  (U. S. A.).

La richiesta gli è giunta nel 1953 e Zichella ne ha fatto omaggio con immenso piacere. Ha costituito anche un club di cineamatori il quale organizza da oltre dieci anni una rassegna nazionale con apprezzabile successo.

È stato sovente all'estero e conosce molto bene le lingue francese ed inglese. E proprio in occasione di un viaggio a Parigi ha avuto modo di accostare i pittori di Montmartre. Affascinato da questi ha esternato alla moglie il suo desiderio di dipingere, appena rientrato in Italia; e così a partire dal 1972, anno in cui ha preso per la prima volta il pennello in mano, Alfonso Zichella ha cominciato il dialogo con quella forma di espressione che lo ha spesso commosso.

"Per una linea conquistata" - dice Zichella - "per un effetto appagante, per il colore che scoprivo piacevolmente amico a combinarsi armonicamente dinanzi ai miei increduli occhi ho anche sofferto".

zichella

È stato quindi del tutto autodidatta e suo intento è quello di fondere l'espressionismo della romantica Francia alle assolate contrade della sua terra. Ha tentato anche la figura e si è soffermato soprattutto sui paesaggi della sua terra, del suo mare, dei deliziosi castelli romani.

Ed anche la poesia di Zichella, come si può desumere dai versi seguenti, esprime sentimenti e sensazioni affini a quelli che erompono dalle sue tele:

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"Ed ora penso all'estate,

quella calda estate assolata

senza una nube in cielo.

Il vento caldo, la frescura

ricercata all'ombra degli alberi alti

e l'acqua fresca di fonte e non t'importa

se nell'impeto di alzare il bicchiere

l'acqua supera gli angoli della bocca

e ti scorre sul petto".

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Per meglio comprendere, inoltre, la personalità di Zichella vale la pena di riportare una sua "memoria" la quale dice: "Mia moglie Mary, raccogliendo il mio desiderio di dedicarmi alla pittura, mi fece dono dell'occorrente per dipingere e fu così che mi trovai dinanzi ad una tela; quella sensazione fu così bella che sul mio cavalletto esiste sempre una tela bianca che prende il posto di un'opera appena compiuta".

 

(Mai Taclì N. 2-1979)