Confronto

Confronto la quarantena di oggi con le ore trascorse nel rifugio tunnel scavato nella roccia al tempo delle incursioni aeree. 1940 in Africa Orientale ero là ed avevo 11 (undici) anni, ora ne ho 91 (novantuno) e ricordo molto bene il comportamento di ognuno, grandi e piccini.

La mia mamma mi mandava avanti verso il rifugio, col mio fratellino Bubi a cavalcioni sul mio fianco e per mano avevo mia sorella Lulù, la mamma si infilava il soprabito nero, chiudeva casa e arrivava subito da noi. Portava in tasca la bottiglietta dell’acqua e un fagottino di biscotti (biscotti della salute si chiamavano allora le odierne fette biscottate); il sostentamento per chissà mai quante ore da trascorrere nel rifugio!

Ed ecco il confronto con quello che succede oggi: l’incursione aerea è messa in atto da un nemico invisibile, spietato, inesorabile, non viene dal cielo come gli aerei del tempo della seconda guerra mondiale, non c’è una prima linea, un esercito che combatte regolarmente, no siamo tutti in prima linea, civili e militari senza distinzione e le armi? “il buon senso e disciplina”.

Ma ahimè scarseggiano le armi richieste e allora che si fa? Si assalgono i supermercati, si riempiono carrelli e sporte di ogni ben di Dio e si corre per strada senza sapere dove andare, cosa fare e il perché di tante provviste. Un megafono urla di stare a casa, non fare capannelli di gente che vocia e non sa, mantenere una certa distanza gli uni dagli altri, ma qualcuno non crede alle parole spese attraverso il megafono e si sparpaglia qua e là a proprio piacimento.

E’ un delirio collettivo, disperazione e auto distruzione, finché l’annuncio terrificante: il nemico ha un nome CORONAVIRUS, è invisibile, panico e il solito indisciplinato correre senza meta.

Nel 1940 sapevamo di essere in guerra, conoscevamo il nemico, il combattimento avveniva esercito contro esercito, sempre con i dovuti accorgimenti e tecnica bellica come in tutte le guerre; oggi non conosciamo il nemico, non sappiamo collocarlo in un punto preciso per cui impossibile individuare un bersaglio, quel che sappiamo è che si tratta di una pandemia terribile e inarrestabile con i mezzi che al momento abbiamo.

La parola d’ordine è “TUTTI IN CASA” qualcuno non ubbidisce, esce e non sa dove andare e non sa neppure che così facendo porta a spasso il virus e lo semina in giro. La difficoltà grande è quella di tenere in casa i bambini, come spiegare loro cos’è la pandemia?

I giochi, cerchiamo di farli giocare, quando ero piccola io, i giochi da fare in casa erano divertenti: cencino molle, anello bell’anello, il gioco del perché o il gioco del silenzio, chi riusciva a vincere riceveva in premio una caramella…possiamo proporre questi giochi ai bambini di oggi?

Anche i più piccoli, di tre o quattro anni hanno lo smartphone e se per caso non c’è connessione i bimbi fanno le bizze, e come si arrabbiano! A noi da piccoli non era concesso fare capricci, ma si sa i tempi sono cambiati, il progresso, il benessere, la libertà cambiano gli esseri umani, ogni epoca ha frutti propri. Siamo in tempo di Quaresima e mi viene in mente un gioco che si faceva quand’ero piccola; “fuori il verde” era il gioco, all’incontro con un conoscente si chiedeva <fuori il verde>; se quello aveva in tasca il rametto di bosso lo esibiva ed era salvo se no pagava pegno.

Così si giocava per quaranta giorni grandi e piccoli senza annoiarci e piangerci addosso, divertiti a passare il tempo? Allora si, ma ora sono altri tempi, altre generazioni altre esigenze, altre realtà.

Che sia tempo di gridare “Carpe diem?”

Nago 28/03/2020
Marisa Masini