Da un cassettino della mia memoria è uscita una scritta: M. A. P. E.

 

Mostra dell’Artigianato e Prodotti Eritrei.

Appena mi si è aperto il cassettino ho subito provveduto ad inviare la memoria al mio pc   affinché non andasse perso nemmeno un briciolo di vita vissuta nelle ex colonie italiane.

Nella piazza del mercato coperto italiano in Asmara c’è grande fermento intorno alle bancarelle pronte ad ospitare il grande evento. La curiosità mi spinge ad andare a curiosare nel ripostiglio segreto della mia scrivania, io sola ho la chiave del mio vaso di Pandora, così l’ho chiamato quell’insieme di oggetti che ricordano un pezzo della mia vita.  Ho tra le mani un rettangolino di latta, è un distintivo con impressa la figura geografica dell’Africa, di lato una data 1943/44 Asmara e una scritta M. A. P. E. All’epoca avevo già 14 anni per cui i ricordi sono nitidi e presenti in tutti i loro particolari: ecco che le bancarelle si coprono di oggetti dai mille colori e forme, è la frutta proveniente dalle concessioni del bassopiano, i cestini  di paglia intrecciata su cui è  disposta, sono artigianato delle donne cunama, abili in questo tradizionale lavoro, dall’angolo estremo della piazza si espande il profumo delle spezie prodotte dalla fucina del caravanserraglio,  arriviamo presto all’esposizione dei monili con cui amano adornarsi le donne abissine a qualsiasi ceto esse appartengano opera degli argentieri della città di Keren, rinomati artigiani della filigrana, il cesello e lo sbalzo, bracciali, cavigliere, vistosi anelli con inciso il “buona fortuna” con le sillabe dell’alfabeto tigrino o anche arabo. Di meno dispendiosi ma di eguale interesse troviamo i monili costruiti con perline di vetro colorato e file di piccole conchiglie del Mar Rosso con cui le donne adornano i porte enfant che collocano sulle spalle con i loro neonati per averli sempre con sé durante il lavoro che per la donna abissina va dall’alba al tramonto. Gli zembil sono appesi ad una colonna, fanno parte del bagaglio di ogni donna anche di noi europee, sono le sporte leggere e capienti che ormai usiamo anche in patria. In primo piano troneggia un enorme fiasco con la scritta FENILI, è il vino  ricavato da uva sultanina ed essenza di “beless”  tutti elementi testati, concessi che hanno sempre dato ottimi risultati, segue la birra MELOTTI, l’autarchia ha vinto e lo dobbiamo all’indiscutibile binomio italoeritreo= maestranza/manovalanza inscindibile per il successo ottenuto dalla M. A. P. E. e non solo. C’era la prospettiva di un futuro di successo se non fosse stato per il fatto che chi si stava prodigando era un popolo vinto con l’indelebile marchio. Ma la M. A.P. e  resta negli annali della storia, è un’opera importante eseguita in un particolare periodo  storico di due popoli italiano ed eritreo, a Cesare quello che  di Cesare con ciò che segue ed ognuno sa.

I ricordi sono quasi sempre accompagnati da qualche lacrima di  rimpianto nostalgia e tanto  “mal d’Africa” di questo male ne parlano tutti ma chi lo conosce davvero è solo chi ne è affetto e lo cura non certo per debellarlo, ma per mantenerlo sempre vivo nel cuore e nel rispetto da parte degli altri Ecco cosa ha rappresentato per me la M.A.P.E una sigla impressa nella memoria e nel cuore.

 

Marisa Masini

 

Distintivo della M.A.P.E.  Mostra dell’ artigianato e prodotti eritrei

 

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