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VECCHIE STORIE DI UN’AFRICA SCOMPARSA

Il piemontese Cantatore

 

Emilio Cantatore era uno dei tanti italiani che, per cercare lavoro e possibilmente fortuna, aveva dovuto abbandonare l’Italia. Nato in Piemonte nel 1847, aveva partecipato nel 1866 alla sfortunata terza guerra d’Indipendenza, combattendo- nei ranghi del 1° reggimento bersaglieri – gli austriaci a Custoza.
Congedato prima che Roma venisse fatta capitale, non vedendo prospettive per il futuro, anziché seguire le grandi masse di italiani che emigravano soprattutto nelle Americhe, si portò in Egitto dove venne assunto come operaio agricoltore nella “Colonia italo-africana” di Sciotel nell’Hamasien, da poco fondata dall’ex lazzarista Giovanni Stella e dall’imprenditore Pompeo Zucchi.
Le sorti della Colonia agricola ben presto però fallirono, per la morte dello Zucchi (1867), poi dello Stella (1869) ed anche per il disinteresse del giovane governo italiano che pure vi aveva inviato una missione ufficiale per verificarne la potenzialità. Anziché tornare in Egitto, Cantatore si stabilì a Keren coltivando tabacco con i fratelli Basilio e Fortunato Cocconi di Reggio Emilia, venuti nello Sciotel per lavorare pure loro come agricoltori nella Colonia italo-africana.
Frattanto Cantatore si era unito ad una donna sudanese, già addetta presso la Missione Cattolica, dalla quale ebbe cinque figlie, per poi stabilirsi in una capanna ad Otumlo, località tra Massaua e Moncullo dove aveva aperto una cantina (tecceria, osteria)).
Massaua  e territorio circostante erano ancora sotto il dominio dell’Egitto, sino al 5 febbraio del 1885, quando la località venne occupata, improvvisamente e militarmente, dagli italiani. All’occupazione di Otumlo partecipò il battaglione bersaglieri comandato dal bolognese Emilio Putti, e tra i fanti piumati affardellati, vi era anche un religioso ex garibaldino, Luigi D’Isengard che così ricorda la scena: “Al tramonto del sole era succeduta l’oscurità della notte.....La voce squillante di un  caporale si mise a cantare “Addio, mia bella addio! L’armata se ne va....” Gli altri tacevano.
Quand’ecco in lontananza una voce inaspettata, la voce della patria in mezzo al deserto, risponde: “e se non partissi anch’io  sarebbe una viltà” Il battaglione si ferma incantato e un uomo si avanza. Era un ex bersagliere piemontese, un certo Cantatore…..”

LO stesso momento è descritto in una lettera del conte viaggiatore Gian Pietro Porro:

“Stava seduto sull’angareb, (il Cantatore) fuori dalla capanna, rammentando un’epoca migliore, quando cioè, con la carabina e lo zaino in  spalla marciava co’ suoi camerati, e gli pareva di ritornare a quei tempi, di veder sventolare le gloriose penne di gallo fra la polvere della strada. A furia di sognarle gli sembrò di vederle; nell’ombra della sera, che poteva ingannare i suoi occhi, risonava un passo svelto, cadenzato, a lui ben noto. Credette d’impazzire: dinanzi  si disegnava una colonna bruna, con armi scintillanti al chiaror di luna, composta d’uomini che evidentemente portavano lo storico cappello.
Possibile ? Uno squillo, una soneria stridente e ben conosciuta lo richiamano alla realtà, una realtà insperata, subitanea, confermata da due o tre comandi dati in italiano, da un mormorio di parole italiane......Il povero uomo si alzò, ricadde sull’angareb, con uno sforzo fu di nuovo in piedi e, dopo pochi minuti, in mezzo ai bersaglieri”

Nel 1887, dopo Dogali, troviamo Cantatore ancora proprietario della sua osteria in Otumlo, poi di lui si perdono le tracce.

Gian Carlo Stella