Italiani brava gente!

 

Il problema se gli italiani sono – o non sono – stati “brava gente” non sussiste. Non esistono popoli buoni e cattivi ma condizioni o politiche che determinano fatti ed avvenimenti. Mancando un parametro per stabilire i limiti di “bravura” delle varie genti (che mutano a seconda del tempo, delle religioni, degli usi e costumi,, della morale, della latitudine, dei fatti climatici o geologici etc..), diventa impossibile tracciare un modello generale resistente ed inattaccabile, né è possibile stilare una graduatoria.

 

Il fiorire in questi ultimi decenni di una letteratura coloniale italiana basata quasi esclusivamente sulla messa in vetrina di documenti riguardanti i  panni sporchi che ogni nazione ha (da qui la domanda :” italiani brava gente?”) è il segnale inequivocabile che siamo usciti dal buon senso per sprofondare nel nulla.. Chi porta avanti queste politiche lo fa per fini ideologici e non per ristabilire “verità nascoste” che non esistono. Parlare di pagine di storia mantenute segrete sono voli di fantasia dettati – nella migliore delle ipotesi – dall’ignoranza di chi conduce le ricerche.

E’ la storia riproposta ad effetto da individui politicamente schierati, che anziché spiegare gli avvenimenti con serenità ed obiettività,, vi partecipano  in maniera strumentale ed emotiva.  Non si vogliono negare le pagine oscure del colonialismo italiano, ma riproporre faziosamente con insistenza, petulanza ed ossessione, solo quegli avvenimenti è scorretto, grave ed inaccettabile. Dalla metà degli anni ’70 il monopolio degli studi coloniali è stato – come detto – auto assunto da persone che inseguivano lo scopo di dimostrare la malvagità di tutta l’esperienza coloniale italiana. Gli italiani sono dipinti come i peggiori criminali al mondo, addirittura i più feroci e brutali. Le foibe le hanno inventate gli  italiani,  maestri insuperabili per eccidi, genocidi, massacri, etc;… anzi, hanno fatto, in Africa, solo questo! Quindi caccia aperta ad ogni tipo di fonte, orale o scritta, al fatto sensazionale in negativo, scandalistico, che poteva essere contenuto, estrapolato od evinto da epistolari od archivi; uno sforzo ideologico basato sulla scelta del materiale che confortasse questa loro teoria.

Il frutto delle “ricerche” di questi “studiosi illuminati” sono testi scritti con una prosa efficace, accattivante ed incalzante, pieni di note; testi facilmente reperibili, consigliati a studenti e pubblicizzati da giornali e periodici.

 

Ma contengono solo mezze verità (che spesso significa grandi bugie, non verità assolute), con scarso valore storico, venendo a mancare quel contesto generale dove si è sviluppato o dove è stato concepito quel fatto.

Libri faziosi che generano, nel lettore sprovveduto, un senso di angoscia che sfocia nel disprezzo e nell’odio e che presentano un ‘ Italia Coloniale sconosciuta anche a quegli stessi che l’hanno partecipata in prima persona. Il silenzio da parte di chi avrebbe dovuto/potuto ribattere a questa politica, spesso portati in causa da questi “ricercatori”, aggrava vieppiù la questione, al punto che il pregiudizio sulla criminalità dell’Italia in Africa, ingigantito anche dall’informatizzazione e da internet, viene dato pure negli ambienti accademici come reale e scontato, divenendo di rimbalzo verità di massa. Questa stagione di deviazione culturale non è ancora chiusa ed ha creato una “pletora” di “ricercatori” politicizzati a senso unico (costoro non sono né studiosi né storici): ottimi scrittori ed affabulatori che si ergono a giudici moralisti ed infallibili, impegnati solo verso questo genere di indagine che trova in certa stampa nazionale ed in certi editori larghissimo spazio. I loro scritti sono pieni di livore, astio, rancore, disprezzo, odio ed offese; con titoli molto espliciti in negativo, con copertine raffiguranti indigeni arrestati, impiccati, bombe, simboli della morte etc…

 

Sconosciuta la competenza, il buon senso, la logica, l’imparzialità, la pacatezza, la serenità, l’onestà intellettuale e soprattutto il distacco emotivo che un vero ricercatore “storico” dovrebbe avere nel suo DNA.  La domanda da farsi è se oggi esistono storici del colonialismo italiano.  Un quadro desolante, un fenomeno ed una vergogna tipicamente italiana, sconosciuto a tutte le nazioni con trascorsi coloniali. Anziché “Italiani brava gente” bisognerebbe interrogarsi se questi ricercatori sono “brava gente”, in buona o cattiva fede.

 

Gian Carlo Stella, 23- VIII- 2008