Non è solo prerogativa degli asmarini che la possiedono nel cuore...

L'eterna Giovinezza

Alcuni mesi fa leggendo l’abituale “Selezione del Reader Digest” cui sono abbonato, (esiste ancora!), sono stato attratto da un titolo affascinante: L’eterna giovinezza!

É un’attrazione per tutte le età: per i giovani nella speranza di carpire qualcosa che consenta di rimanere come sono; per quelli di mezza età per poter anch’essi trovare qualcosa che non li faccia troppo invecchiare e per quelli come noi per rimpiangere di non aver potuto, almeno leggere, qualche bella speranza per il futuro.

Comunque un bel titolo.

Naturalmente nulla di eterno perché, come si sa, di eterno in questa vita non c’è nulla. Ma come si spiega più avanti, nell’articolo, sono gli scienziati che sfidano il destino con metodi e ricerche impensabili nel passato, indagando sui misteri della longevità.

Ed ecco quindi che un pochino anche noi, della nostra età, cominciamo a rientrarci, forse.

Andando avanti nell’articolo, che in seguito vi riassumerò, leggo che la moglie del biochimico Bruce Ames che ha scoperto una cura per ritardare la vecchiaia, è Giovanna Ferro-Luzzi, anch’essa biochimica e soprattutto asmarina, figlia del prof. Giovanni Ferro-Luzzi medico famoso in Eritrea, e in special modo per aver contribuito a dar vita alla Scuola di Medicina in Asmara. (nella foto: “i nostri”)

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Ora sarete curiosi di sapere che cosa dice l’articolo che ho letto e il ruolo che riveste la “nostra” Giovanna Ferro-Luzzi in questa faccenda.

Cercherò di accontentarvi.

Il prof. Bruce Ames, ritiene che alcune sostanze nutritive possano riparare le cellule danneggiate e renderle nuovamente “giovani”. Egli, unitamente ad altri scienziati e alla biologa molecolare Judith Campisi credono che, in mancanza di una fontana della giovinezza, la possibilità di ritardare il cammino dell’invecchiamento e quindi allungare la durata della vita, siano ormai vicini.

eterna

 

Bruce Ames è il tipico anziano gentiluomo: è una grande fucina di idee che si articolano su Geni, Cancro, Nutrizione ed ora l’invecchiamento. Ha pubblicato oltre 450 saggi ed è uno degli scienziati più famosi nel settore.

Ames, docente di biochimica alla Università di California di Berkeley pensa che ora stia  facendo il miglior lavoro della sua carriera. E se lo afferma ora, a 74 anni, vuol dire che i suoi geni dell’entusiasmo non hanno subito alcun danno. Sono invece molto attivi.

Infatti ne sarebbe cosciente perché egli si occupa da oltre 50 anni proprio di geni danneggiati. Negli anni 50 era ricercatore dell’Istituto Nazionale della Salute. I suoi studi hanno dimostrato che geni danneggiati da determinate sostanze chimiche spesso provocano il cancro. Intorno al 1970, il “test di Ames” era il metodo più usato per identificare potenziali cancerogeni in qualsiasi cosa, dai tessuti, alle tinture dei capelli, ai farmaci ecc. Nel suo lavoro si tratta solo, dice lui, di risolvere problemi, come d’altra parte in tutti i lavori. “Se hai in mente due fatti strani e all’improvviso ti accorgi che combaciano, scopri un nuovo modo per spiegare qualcosa, cioè possiedi una prima chiave per poter risolvere un problema”.

E due fatti strani continuavano a girargli nel cervello: l’aumento obiettivo dei casi di cancro e quello dei radicali liberi con l’invecchiamento. I radicali liberi se sono prodotti in eccesso provocano il caos all’interno delle cellule perché sottraggono elettroni vitali ad altre molecole.

Ames si chiese: “Esiste un rapporto diretto tra radicali liberi e invecchiamento”?

Allora cominciò a prendere in considerazione i mitocondri, dove vengono prodotti i radicali liberi. Si tratta di strutture all’interno delle cellule, che operano come generatori, producendo quasi tutta l’energia usata dall’organismo. Dell’ossigeno consumato da una cellula media, i mitocondri ne convertono il 95 per cento per trasformare il cibo in carburante. Ogni respiro da una carica alle nostre cellule.

Nel corso di questo processo, a volte, i mitocondri piazzano, dice Ames, gli elettroni nel posto sbagliato (ma quante  cose devono accadere nel nostro organismo!?). Quegli elettroni - che adesso sono combinati con l’ossigeno in maniera erronea- si chiamano radicali liberi e, agenti attivissimi, si disperdono nella cellula legandosi in maniera indiscriminata con altre molecole.   Questa anomalia è una forma di ossidazione e consente, in pratica, ai radicali liberi di trasformarsi in una specie di un  “vandalo” molecolare che distrugge il DNA.

Troppi radicali liberi creano una specie di inquinamento cellulare che diminuisce i nostri livelli energetici. Troppo DNA danneggiato provoca mutazioni cellulari che possono risultare in un cancro e nella morte delle cellule.

Nel 1990, Ames e i suoi colleghi universitari annunciarono di avere scoperto nel tessuto di topi di due anni (cioè, già anziani) il doppio di danni provocati da radicali liberi rispetto a topi di due mesi. Ames aveva individuato un legame cruciale tra ossidazione, mutazione del DNA e invecchiamento; l’ossidazione prodotta dai radicali liberi non si limita a crescere con la vecchiaia, ma anche la provoca. Si produce in sostanza un circolo vizioso tra mitocondri e radicali liberi, che peggiora con l’invecchiamento. Ecco dunque l’immensa ironia biologica: l’elemento del quale abbiamo più bisogno per vivere, l’ossigeno, è anche quello che ci uccide.

Ames, scienziato scrupoloso, come tutti gli scienziati che si rispettino, non presta molta cura al proprio orologio biologico. Ama dire, scherzando, che fa ginnastica  facendo gli esperimenti “di corsa”, “saltando” i controlli e “balzando” alle conclusioni. Ma questo non abbassa la quantità di radicali liberi.

A dirlo è la moglie, l’asmarina Giovanna Ferro-Luzzi, biologa, che lo aiuta nei “ragionamenti” e gli organizza, come può, la gestione del suo orologio biologico. Ames dice che ha poco tempo per dedicare all’attività fisica, ma Giovanna pretende che percorra insieme a lei, i due chilometri e mezzo per arrivare al loro ristorante italiano preferito, Oliveto, per pranzare (e camminare) almeno tre volte alla settimana.

Ritornando al problema, a metà degli anni 90, Ames scoprì dei lavori importanti pubblicati da ricercatori italiani dell’Universita di Bari, in cui si dimostrava che un integratore dietetico, l’L-acetilcarnitina, era capace di migliorare la funzione dei mitocondri negli animali sperimentali.   Ames capì il perché: l’L-acetilcarnitina è un composto biochimico naturale che aiuta le cellule a produrre energia. Avendo intuìto che l’acetilcarnitina poteva attenuare gli effetti legati all’invecchiamento,  cominciò a somministrarla ai suoi topi più vecchi. Ne andavano pazzi: nel giro di poche settimane sprizzavano energia.

Però questa sostanza non abbassava il livello dei radicali liberi. Allora Ames decise di aggiungere un altro ingrediente alla dieta dei topi, l’acido alfalipoico antiossidante. “con questi due integratori i vecchi topi si misero addirittura a ballare” disse Ames, “le funzioni del cervello erano migliorate, erano pieni  di energia”. Sembrava di restituire a un ottantenne un aspetto e un comportamento da persona di mezza età.

Nel 1999, Ames e un collega, Tony Hagen, fondarono una ditta, la Juvenon, per vendere la loro formula energetica. La pillola, acquistabile via Internet, contiene 200 milligrammi di acido alfalipoico e 500 milligrammi di L-acetilcarnitina, ma le due sostanze sono anche reperibili presso negozi di erboristeria. “Non voglio promettere miracoli”, avverte Ames, che non ha interessi economici nella ditta. “Dobbiamo aspettare i risultati dei test sugli esseri umani”.

Al momento, Ames e i suoi ricercatori stanno studiando se la pillola possa migliorare la circolazione in pazienti affetti da malattie cardiovascolari, rilassando i vasi sanguigni e quindi riducendo i rischi di infarto o di ictus. Lui stesso prende due pastiglie al giorno. “Sono molto ottimista!”

Angra

(Mai Taclì N. 1-2005)