Inaugurato venerdì 5 novembre 2004

Il Circolo di Ambiente di AN

intitolato a “Vincenzo Di Meglio”

Caro Marcello,

ti informo che il 5 novembre scorso è stato fondato il Circolo di Ambiente di AN intitolato alla grande figura del medico Vincenzo Di Meglio (grande uomo politico e grande professionista) nella cittadina ischitana di Casamicciola, uno dei centri termali più importanti d’Italia.

Da notare che il Circolo in questione svolge la sua attività soprattutto nel campo assistenziale e di “patronato”, in linea dunque con l’indirizzo di vita professionale e personale di mio padre, conosciuto, ovunque avesse svolto il suo lavoro non solo come valente professionista, ma anche come uomo di grande umanità per il quale la sua attività di medico non aveva fini di lucro, ma era considerata soprattutto come missione.

Tra le tantissime testimonianze raccolte tra coloro che ebbero la fortuna di averlo come medico, quella della cara amica Leonia Marini e di Emilio Mingolla – tra gli asmarini – senza parlare di tantissimi eritrei cristiani e musulmani e di tantissimi sauditi. Oltre a numerosissimi ischitani, tra i quali il direttore del quotidiano “Il golfo”, Domenico Di Meglio, e di sua moglie Rita.

Il Circolo – organizzato a spese del signor Geppino D’Orta nel suo stabile, continuerà a funzionare soprattutto grazie all’alacre attività di quest’ultimo, di sua moglie e dei suoi figli.

circolo

Rita Di Meglio con il signor Geppino D’Orta reggono il quadro del Dott.

Vincenzo Di Meglio, fotografato nel 1936 dinanzi all’ospedale italiano di Harar.

 

Accluso una foto di me stessa col signor D’Orta, insieme al quale reggo l’immagine di mio padre (da me donata al Circolo) allorché nel 1936, fu ritratto dinanzi all’ospedale italiano di Harar, in Etiopia, ove lavorò per circa quattro anni, come ostetrico ginecologo, dando anche il suo contributo nel campo della traumatologia, della tisiologia e delle malattie tropicali, settori nei quali si era specializzato allorché aveva iniziato a svolgere nelle Università di Napoli e di Palermo una brillante carriera universitaria, interrotta per ragioni familiari. Tornò infatti ad Ischia ove la madre, rimasta vedova in giovane età, aveva bisogno del suo sostegno morale e materiale.

Come ho scritto sul ricordo della luminosa figura del dott. Di Meglio nel volume “Italiani in Eritrea”, egli partì, come tanti, volontario per l’Africa.

A proposito del mio scritto, profitto dell’occasione per puntualizzare, una volta per tutte che l’indirizzo dato al mio contributo sulla sanità in Eritrea al tempo degli italiani e dopo, (vedi pag. 141) non ho potuto ricordare tutti i medici italiani che lavorarono in quel paese. Ho voluto invece mettere in evidenza l’opera svolta dall’Italia a favore delle popolazioni locali contraddicendo – e ti prego di non tralasciare nella pubblicazione di questa lettera quanto sto per dire – contraddicendo certi scrittori italiani, soprattutto alcuni nati in Eritrea che, forse per vendere meglio i loro scritti, aggiungono testimonianze fasulle a libri di scrittori settoriali e politicizzati come Angelo Del Boca. E’ tutta gente che non contribuisce a far conoscere la storia, ma bensì a far nascere sentimenti d’odio e rancore verso il nostro paese ed i nostri concittadini, odio che può anche degenerare in azioni cruente, la cui responsabilità, pur se indiretta, ricade anche su quegli scrittori.

E per finire.

Il libro “Gli italiani in Eritrea”, realizzato soprattutto grazie all’impegno del Consigliere Mario Baldi, figlio di una signora decamerina, purtroppo deceduta e nipote di Alberto Favino di Santa Croce, noto giornalista italiano d’Eritrea e fraterno amico di mio padre, è stato venduto a cura della Scuola Italiana di Asmara. I proventi di tale vendita vanno alla cassa scolastica. Non so per decisione di chi.

Il nostro impegno – allorché si diede vita all’opera – era invece quello di adoperare il denaro raccolto e forse una rimanenza di quello stanziato dal Ministero degli Esteri, per finanziare la continuazione relativa alla presenza italiana in Eritrea che non si è limitata certo agli esploratori, ai missionari, ai medici e agli artisti.

Comunque sia, avrei preferito che, per lo meno una parte dei proventi del libro venisse impegnata a sostegno di indigenti italiani, come l’amico Giuseppe Pratò, che soffre di glaucoma terminale e che abbisogna costantemente di costosissimi medicinali non reperibili ad Asmara. Senza parlare di altri casi di cittadini italo-eritrei.

Pertanto se, come mi è parso di capire, si farà una nuova edizione del libro, vorrei che si estrapolasse dai proventi la percentuale delle pagine scritte da me e che si istituisse un piccolo fondo a favore dei suddetti indigenti.

Ringrazio per l’attenzione e invio a te e a tutti i collaboratori e i lettori del Mai Taclì affettuosi saluti ed auguri per uno splendido 2005.

Rita Di Meglio

(Mai Taclì N. 1-2005)