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Nazionalizzazione dei beni:
qualcosa non ha funzionato!

nazio1La visione di una immagine tratta dal sito amico, Il Chichingiolo, ci porta a fare alcune considerazioni. Vediamo ridotti a ruderi la residenza e le dipendenze dell’ex azienda agricola degli Acquisto, in particolare quella degli eredi di Vincenzo la prima concessione entrando nella zona di Elaberet scendendo da Asmara.

Ricordiamo l’Azienda perfettamente in esercizio sino alla fine degli anni sessanta e riteniamo che tale rimase fino all’ esproprio conseguente alla nazionalizzazione dei nostri beni (1975). La ricordiamo ordinata, autonoma, condotta con passione e competenza dai proprietari e dai loro dipendenti: italiani ed eritrei.

Non ricordiamo le attività relative all’allevamento né il numero dei capi di bestiame, ma per quanto riguarda le coltivazioni era un modello. Collaudato il sistema d’irrigazione: vasche, canalette ecc. qualificato il personale, buoni i raccolti: in particolare gli agrumi cui principalmente era votata l’Azienda.

La residenza era di sobria eleganza: grandi camere su due piani, un largo corridoio di disimpegno, vista aperta sui campi, data la posizione rialzata. Gli Acquisto poi religiosissimi avevano all’interno una Cappella nella quale erano sempre lieti di ospitare un sacerdote che officiasse.

Mai abbandonata, anche durante il periodo degli “scifta” venne trasformata in un fortilizio munito di armi automatiche appostate nel tetto per dissuadere attacchi o rapine.

Tutto ciò pare ridotto a ruderi ed in rovina, allora sorge spontanea una riflessione: quando un Regime Comunista espropria un bene produttivo ha due strade per farlo continuare a rendere: o il “dirigismo” o la “cooperazione”. Nel primo caso pone un Dirigente che faccia funzionare tutto come fosse il padrone, in quanto delegato da un Capitalismo di Stato; nel secondo caso può adottare un sistema più democratico e fa costituire i dipendenti in Cooperativa auto organizzandosi. Ma si dà comunque per scontato che il bene continui a produrre ricchezza senza alcuna interruzione.

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(In Africa poi ci vuole poco tempo perché le attività agricole deperiscono: lì sono necessarie anche due irrigazioni al giorno, basta quindi che si rompa un canale o una pompa, che si interri un pozzo o una vasca che nel giro di pochi giorni si secchino le piante ed in poche stagioni che ritorni la savana).

Così non è stato per l’Azienda del Cav. Vincenzo Acquisto, a giudicare dall’immagine, ma saremmo ben contenti di essere smentiti, non tanto per dare soddisfazione a chi quell’Azienda aveva realizzato, a causa del lungo tempo trascorso o perché possano aver goduto di qualche rimborso, mai comunque sufficiente a compensare i loro sacrifici, ma per gli stessi Eritrei che l’hanno ereditata.

Nella foto Giuseppe Acquisto padre di Vincenzo.

Aprile2016, M.T. La Redazione.