Mamma hagar: LA LEGGENDA DEL  paese  dei Cunama

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 L’amico Gian Emilio Belloni ci narra qui di una leggenda (letteralmente: “cose che si devono leggere”) cunama che narra di una donna venuta da lontano, integrata e poi molto rispettata dal Popolo Cunama che abitava la parte occidentale dell’Eritrea. Questo Popolo considerato allora localmente come tra i più umili, possedeva saperi e tradizioni antiche ed aveva ascendenze da altre Terre.

Gian Emilio, dato il suo lungo soggiorno in quelle zone e grazie al fatto che conosca bene lingue, religioni e tradizioni locali, mette in evidenza alcune caratteristiche di questo Popolo. Ci parla di arcieri, cosa non comune tra gli Eritrei, ci dice che la loro Società fosse matriarcale, che fossero divisi in quattro tribù e che secondo gli schemi classici dell’antropologia avessero un “totem” per ognuna di esse. Che il centro abitato più importante della loro zona: Om-Hager possa essere derivato appunto da “Mamma Hagar”, la donna, giunta da lontano…

(La Redazione: 8 marzo 2021) 

Ai confini tra l'Etiopia e il Sudan, in Eritrea, vi  è una zona abitata da popolazioni di tipo camitico-nilotico giunte dall'alta valle del Nilo  ed oggi sono ancora rappresentate dai Cunama e dai Baria Mogareb.

Nella  valle  del  Gash e del Setit un  tempo  queste popolazioni erano  assai  numerose e forti e costituivano un baluardo  tra i Begia  e gli Abissini giungendo ad occupare anche la parte meridionale del Seraè.

Gli Abissini  li indicavano  con  il  nome  di Baria,  con  il  significato dispregiativo di  schiavi. I Cunama, malgrado le gravi perdite subite in conseguenza delle razzie, hanno sempre conservato tracce di un’antica organizzazione,e si sono sempre  distinte in quattro tribù o mantenendo  un proprio simbolo, un proprio totem, che li differenzia l’uno dall’altro gruppo.

Le famiglie della tribù Sciah hanno per simbolo il rinoceronte (Aia Ghira) ed i tucul dahagar2 loro costruiti hanno sul tetto due punte che ricordano i corni del rinocerontide.

Le famiglie della tribù Gumma, hanno per simbolo l’elefante (Abina) e l’estremità del tetto dei loro tucul è a punta ricurva come una proboscide.

La tribù Karca ha come simbolo la Luna (Tara) e il  tetto dei loro tucul termina a punta dritta.

 In fine, la tribù  Semma ha il simbolo del bufalo (Gabuja, oppure  Gau - ga) e nei loro tucul, il tetto termina  con due corna ricurve e questa usanza forse venne indicata, come vedremo in seguito, dalla donna straniera accolta dai Cunama.

Ciò che sorprende di queste tribù  è che la continuità della stirpe sia data alla donna anziché all’uomo e la famiglia cunama sin dalle  origini era  fondata sul principio del matriarcato,  e  quindi,  l’eredità è valutata per linea femminile.

Nei tempi passati giunsero da  nord-est una  donna ebrea dalla pelle chiara e portava con se il suo giovane  figlio. Era  stata  scacciata dal  suo  paese ove  era  la  schiava di Sara,  moglie  di Abramo.

Sara  la  volle allontanare  perché aveva dato alla  luce un  bimbo  di  nome  Ismaele avuto da Abramo.

La  donna, il cui nome  era Hagar,  vagò  per  anni tra  il  deserto del Sinai prima  e  poi in Nubia  ove  il fanciullo crebbe  e divenne un tiratore d'arco  poi,  abitarono nel deserto e  lungo il  corso  del Nilo sino  a  giungere nella  terra dei Cunama.

Qui  Hagar venne  accolta  come una  sorella e grazie  alle  sue  conoscenze e cultura,  sempre disposta  ad  insegnare al  prossimo e chi  le  chiedeva  aiuto, ben  presto divenne importante  e  famosa e impose alla tribù 

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Semma  il simbolo delle corna che sarebbero state come quelle di Ram, da cui deriva il nome di Ab-ram, Abramo, che era sacerdote, e spesso rappresentato con delle corna poste sul suo copricapo sacerdotale.

Per  riconoscenza la  popolazione  Cunama  che l'aveva  accolta, volle appunto  chiamare il proprio  villaggio " Mamma Agar" ( جر ها   أم  um Hagar),  che tradotto e pronunciato in  lingua  cunama,  divenne Om Hager.

Quello  che più è strano  è che in  lingua  araba Um Hagar significa "Mamma straniera" e che il  figlio Ismaele (سماعيل  Isma'il) è l'antenato eponimo  degli arabi al quale anche  attribuiscono  un  ruolo  molto  importante nella  costruzione della  Kaaba. Miracolosamente sarebbe vissuto 139 anni come viene riportato nella Genesi, XXV, 17.  Anche il Corano lo ricorda, e precisamente nella Sura Maria, XIX, 55 :” Nel Libro ricorda anche Ismaele, sincero nella sua promessa,messaggero di Dio e profeta.” 

G.E. Belloni

Fonti:

  1. A. Pollera. Le Popolazioni dell’Eritrea
  2. R. Paoli. Nella Colonia Eritrea
  3. G. Vantini. La Nubiologia.
  4. M. Chebel. Dictionnaire des symboles musulmans.

C.M. Guzzetti. Il Corano.