Il cinema del ventennio a “tema coloniale”

 

Abbiamo inserito nella pagina <Videoteca> del Sito, come in f-b, alcuni film a tema coloniale e non solo al fine di sollecitarne la visione. film1Molti di essi ripristinati e riprodotti su DVD sono acquistabili da buone videoteche o dalla rete In particolare:

Sono racconti filmati che erroneamente possono essere considerati apologetici o di scarso valore, in realtà si tratta di “colossal” che all’epoca nulla avevano da invidiare al resto della produzione mondiale. Pezzi di vero antiquariato di pregio, ove le scene d’Africa sono colà girate e con l’impiego delle nostre numerose e disciplinate truppe coloniali.

Per capirne il valore ed apprezzarne a pieno il carattere storico che essi rivestono, non si può prescindere dalle seguenti considerazioni sulla cinematografia italiana di quell’epoca e dell’influsso che ebbe sull’opinione pubblica.

Le caratteristiche del Cinema contribuirono a farne anche uno strumento politico di primo piano, del tutto rispondente alle finalità di uno Stato totalitario come l'Italia d'allora. A tal fine fu determinante il suo dinamismo e la sua visività, per cui, migliaia di persone distribuite contemporaneamente nelle sale di tutto il territorio ricevono una sensazione che per ciò non ha più carattere individuale, ma può riunire e confondere in un solo moto gli esseri più diversi, le menti più lontane.

 I milioni di spettatori che frequentano le sale cinematografiche traevano dalle immagini l'impulso verso il rinnovamento o l'ampliamento delle loro idee politiche. Per questo il Fascismo, se non realizzò film a carattere puramente politico, riuscì tuttavia a trasformare le basi della stessa cinematografia portandola su un terreno nuovo, quello internazionalmente politico ed educativo. In tal senso si svolse la decisa opera degli organismi del Regime, che portarono infine la cinematografia dal grado di attività commerciale ad attività puramente educativa.

 Nel settembre 1934, veniva istituita, con questi scopi, presso l'allora Sottosegretariato di Stato per la stampa e propaganda la Direzione Generale per la cinematografia. Con apposito decreto legge venivano devolute al Sottosegretariato stesso le attribuzioni spettanti ai Ministeri dell'Interno e delle Corporazioni, in materia di vigilanza governativa sulle pellicole impressionate e di previdenza a favore della produzione nazionale, in sintonia con la costante politica del nazionalismo e dell'autarchia.

Questi provvedimenti costituivano il primo passo di una più vasta attività legislativa e organizzativa tendente a coordinare, disciplinare, ispirare e controllare tutti i fattori del complesso problema del cinema nazionale.

A tale scopo promulgava quelle leggi che ponendo la cinematografia sotto il diretto controllo del Regime, consentivano al Ministero un diretto intervento nella produzione. Intervento di natura economica attraverso una vera e propria erogazione di capitale che era limitata al trentatré per cento da parte dello stato, ma che, per il tramite della Banca del Lavoro poteva giungere fino al sessantasei per cento del costo totale di un film. Intervento di natura politica attraverso un severo controllo del contenuto e delle finalità del film che si produceva.

Per quanto riguarda il campo della produzione artistica, l'espressione più tipica del Regime in campo cinematografico fu data da alcune pellicole fortemente impegnate o colossali, come "Camicia Nera", "Vecchia guardia", "Scipione l'Africano", che ebbero una certa risonanza

Come si vede è ben presente la campagna che si sta intraprendendo a spese dell'Etiopia dato che siamo nel 1934, e l'intenzione con alcuni di questi film è di praticare una sorta di rottura nel correre del tempo collegando l'imperialismo nascente a quello Classico Romano.

Sorgeva l'Istituto Nazionale L.U.C.E. per la propaganda e la cultura popolare a mezzo della cinematografia, per primo era incaricato di coordinare e dirigere il vasto movimento della cinematografia, questo dimostra che si era capito dell'importanza di questo veicolo, affascinante perché spettacolare, per propagandare i messaggi.

Già nei primi mesi del 1925 il Ministero dell'Educazione Nazionale fondava diciannove cineteche presso i vari Provveditorati agli studi allo scopo di fornire sistematicamente le pellicole alle scuole medie. Nello stesso anno i maggiori comuni d'Italia costituivano d'intesa con l'Ist.Naz.LUCE le prime cineteche scolastiche per le elementari.film2

In seguito il LUCE, nel 1926 formava il primo gruppo di autocinema destinati alla propaganda educativa gratuita tra le masse popolari e all'insegnamento e propaganda agricola per le genti di campagna. Si trattava di furgoni attrezzati di apparecchiature, in grado di proiettare autonomamente film in qualsiasi luogo; un'idea, dati i tempi, d'avanguardia se si pensa a quanti paesi non sapevano nemmeno il Cinema cosa fosse, anche se il pubblico raggiunto con questi mezzi restava molto limitato.

Il 20 settembre 1927 il Governo Italiano proponeva all'Assemblea della Società delle Nazioni la formazione, in Roma, di un Istituto Internazionale per la cinematografia educativa, organo della S.D.N. stessa; ci si sentiva già maestri!

Fu un successo, l'Assemblea della S.D.N. nel settembre 1928 deliberava la definitiva creazione dell'Istituto stabilendo che esso fosse l'organo incaricato di studiare tutti i diversi aspetti e problemi della cinematografia applicata all'insegnamento e all'educazione in genere. Il 5 novembre 1928, presente il Re, con un discorso inaugurale del capo del Governo, l'Istituto iniziava la sua opera.

All'iniziativa aderirono tutti i governi facenti par te della S.D.N. e gli Stati Uniti d'America. In pari tempo, con azione promossa dall'Istituto di Roma, si approntava uno schema di convenzione internazionale intesa ad abbattere le barriere doganali per i film il cui contenuto educativo delle masse fosse stato riconosciuto, a suo giudizio, valido.

Invece, in campo nazionale, per assicurare alla produzione cinematografica una larga diffusione, l'Ist.Naz.LUCE fu autorizzato ad assumere e rilevare

partecipazioni azionarie in aziende private aventi per scopo l'esercizio cinematografico. Avvalendosi di tale facoltà l'Istituto rilevò mediante l'intervento dell'I.R.I. il gruppo di aziende costituito dalla società "S.Pittaluga" e provvide alla costituzione di una nuova società: l'Ente Nazionale per le Industrie Cinematografiche, con un capitale di dieci milioni, che rappresentò il perno fondamentale del noleggio e dell'esercizio per il prodotto nazionale.

Con opportune trattative si provvedeva anche durante il periodo delle sanzioni economiche imposte all'Italia dalla S.D.N., a creare sbocchi all'estero per la produzione cinematografica italiana.

Particolarmente importante in questo campo fu la costituzione presso la Federazione Nazionale Fascista degli Industriali dello Spettacolo di un nuovo organismo che prese il nome di "organizzazione per l'esportazione del film italiano".

Nell'intento di assicurare alla futura cinematografia la continuità dell' indirizzo impressole, si creava il "Centro sperimentale di cinematografia" che veniva posto a disposizione della gioventù. Si trattava di una organizzazione che dipendeva dal Ministero della cultura popolare, che impartiva disposizioni precise sull'indirizzo che la nuova classe di operatori e artisti cinematografici doveva seguire.

Altra organizzazione tipica era il "Cine Gulf" al quale in accordo con il segretario del partito, era devoluta tutta l'attività cine-sperimentale e quella a passo ridotto ed amatoriale al fine di incrementarla.

Proprio alla vigilia della guerra d'Etiopia, come abbiamo prima accennato, veniva istituito il sottosegretariato per la cinematografia che assumeva il compito di controllare, nel senso descritto, tutta la produzione nazionale e per trovare unanime consenso alla politica coloniale, in Italia e all'estero.

Avendo ormai costituita, con questa serie di provvedimenti e di cooperazioni dirette, una salda ossatura alla cinematografia nazionale, si poteva ormai sfruttare tutta la sua più incondizionata collaborazione in un momento così delicato, per gli equilibri mondiali.

A proposito della cinematografia, possiamo aggiungere che il messaggio propagandato con questo mezzo sfrutta l'effetto dello spettacolo. Intorno agli anni trenta il cinema è ancora giovane. Le masse vi entrano come in un tempio, tempio pagano se si vuole ma carico di magia, tra i principali simboli dei tempi nuovi e di quella società di immagini e di meccanica che tanto entusiasmava i Futuristi da sempre anima del movimento.

La notizia data in modo spettacolare prima del film dal notiziario LUCE è accompagnata da immagini tanto diverse da quelle in cui l'italiano medio era abituato dal provincialismo e dai tempi non può non colpire.

Il messaggio cosi propagandato è spettacolo esso stesso, l'effetto di: parate militari, saggi ginnici, sfilate di navi, mari e terre lontane, ecc. è coinvolgente e non può non piacere. Si accende nei giovani la volontà di partecipare a quelle imprese, e qui l'ammirazione per il Regime motore di tali meraviglie.

Anche il sociologo Mc Luhan molto più tardi di questi avvenimenti, in tempi a noi quindi vicini, ha teorizzato che la notizia data per televisione è condizionata dal mezzo stesso ed ha sempre la caratteristica di spettacolo giustificando la realtà facendola sembrare inevitabilmente più bella.

Non pare azzardato affermare che un effetto analogo lo suscitasse il filmato LUCE.

Al riguardo pare opportuno segnalare che Franco Monteleone, giornalista e pubblicista si è occupato a lungo di problemi dello spettacolo ed attualmente ha in corso di preparazione un volume sull'istituto LUCE.

Se si accusa il Regime di aver sfruttato il cinema al fine di creare soltanto consenso, non diversamente hanno agito e continuano a farlo, le democrazie moderne, basti pensare ad Hollywood ed agli Stati Uniti che nei film vincono sempre anche nelle guerre che in realtà hanno perso, dove loro assumono sempre l’aspetto di eroi buoni e generosi ed i nemici, siano essi: Pellirossa, Giapponesi, Tedeschi, Estremo Orientali o Islamici, mai trattati come tali ma sempre come criminali da distruggere.

 

gen.’16. Cristoforo Barberi