L’Highlander-pensiero:

l’adattamento in Patria.

 

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Per molti anni, a partire dalla seconda  grande guerra, gli Highlanders furono costretti ad abbandonare quello che consideravano il loro altopiano sito al centro delle Terre rosse. Si sparsero per il mondo, ma molti di loro raggiunsero quello che era stato il luogo originario degli Avi: La Terra dei Vitelli. Il prototipo di questi, che chiameremo l’”l’highlander medio” non si trovò subito bene in questa terra e capì che non era ritornato a casa sua e che doveva subire un nuovo processo di adattamento.  

 

Egli però era per certi versi intelligente e colto, aveva avuto buona educazione e studi, era smaliziato perché era stato in competizione con i più furbi del mondo: i Levantini; aveva in fine un grande senso di adattamento perché era figlio di pionieri, aveva viaggiato molto e prima degli altri. Egli dopo un certo periodo si integrò nella nuova realtà ma il processo fu lungo e faticoso. Q

uante volte disse: “se sono figli della Terra dei Vitelli loro,non lo sono io; oppure se lo sono io, non lo sono loto”. Ma ciò solo quando il suo sconforto era al massimo, ma non riuscì mai a capirlo..  Non si conobbe “highlander medio” che si dichiarasse soddisfatto, salvo qualche eccezione, di vivere nella Terra dei Vitelli ma sapeva di non avere più altra possibilità. L’”highlander medio” per anni non ebbe neanche il diritto alla parola, era considerato un retrogrado legato ai vecchi schemi, aveva fama di essere sfruttatore di popoli, accaparratore,; non riuscì spesso ad integrarsi nelle organizzazioni sociali etc….

 

Nonostante tutto, solo alcuni tra le persone con cui era in contatto, avevano molta stima e considerazione dell’”highlander medio” sino a che fu lui suggerito che per capire la società democratica in cui era venuto ad abitare e dimenticare le zone ed i luoghi selvaggi dai quali proveniva, era opportuno che almeno leggesse un libriccino facile e piacevole ove tutto era spiegato. Si trattava del famoso ”La fattoria degli Animali”. 

 

L’highlander medio accettò il consiglio e fu molto agevolato, dopo questa lettura, nel suo processo di reintegrazione; conobbe categorie a lui sconosciute come: La Chiesa Operaia. I Sindacati, il ruolo del Clero, lo sfruttamento,le lotte, le giuste rivendicazioni, le burocrazie e molto altro. Ma soprattutto, il nostro, apprese che nella fattoria a comandare era una casta ed ovviamente degli animali più intelligenti: i porcelli.

 

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L’highlander medio capì allora perché non veniva preso sul serio, lui tutte queste cose non le sapeva, le sue categorie erano limitate, come avrebbe potuto, nonostante le sue esperienze, affermarsi? Ma un giorno le cose cambiarono: gli abitanti della Terra dei Vitelli parlarono di divisione. Quelli della Terra di Sopra si rifacevano al Padre Padus e quelli della Terra di Sotto – dicevano – se ne stessero pure loro con i Vitelli così come in effetti era stato nei tempi antichi... Le culle ormai erano vuote ma nessuno voleva più morire.

 

Lo sviluppo consumistico aveva distrutto l’ambiente, il bestiame non poteva più abbeverarsi ai laghi e ai fiumi. Il mare saccheggiato, i gabbiani si trasferirono in città. I rifiuti urbani ed industriali venivano ormai imballati come mercei pregiate e spediti in giro per il mondo, tanti erano. Un giullare, ma che aveva un gran seguito popolare, cominciò ad inveire contro i Porcelli. Egli, proprio come il grillo della favola di Pinocchio, aveva denunciato cose ovvie, nessun altro aveva osato; rischiava anche lui una martellata  se  continuava a stridire?. Masse enormi incontrollate ed incontrollabili di stranieri premevano alle frontiere, molti arrivarono stremati ma entusiasti, molti indicavano con le dita il segno di “vittoria” al loro arrivo; avevano appreso, via etere, che persino a cani e gatti venivano somministrati bocconcini di tonno e salmone.

 

I Porcelli per esorcizzare la loro impotenza, dicevano che ciò era un bene e che presto gli abitanti della Terra dei vitelli sarebbero stati tre o quattro miliardi!.   Due araldi di fama ribadirono in un testo di successo che i Porcelli si erano costituiti a casta, come se ciò non durasse fin dalla fondazione della Terra dei Vitelli moderna, ma prima lo dicevano in pochi! Altri Araldi delle Terre di Albione e dell’Estremo Occidente atlantico, dati alla mano, dimostrarono che la Terra dei Vitelli volgeva al declino: facile la diagnosi, ma si guardarono bene dal dire che forse erano stati loro la causa iniziale... Anche gli organi di controllo e statistici locali confermarono la situazione. 

 

Nessuno voleva più fare gli antichi mestieri, come fosse una vergogna, cosi che gli autisti erano Cafri o Illiri, i cuochi Egizi, i cavatori Manciù ed i fini artigiani etruschi avevano ceduto il posto alle genti del Catai, i muratori erano tutti Daci. Anche la scuola dava brutti segnali: gli studenti prendevano posizioni ed i docenti, con molta onestà, chiesero di poter ritornare a scuola loro stessi. Insomma all’inizio del terzo millennio, sinistri scricchiolii erano avvertibili fin dalle fondamenta.  L’highlander medio che si era sentito un escluso ma che dalla lettura del testo aveva capito che la sua posizione,nella Terra dei Vitelli, era stata quella dell’asino Benjamin nella Fattoria degli Animali, cominciò. Ahimé a sentirsi un po’ più considerato.

 

 Avvenne anche che qualcuno gli disse che aveva ragione, che se avessero pensato tutti come lui o quanto meno quelli della casta dei Porcelli, non si srebbe giunti a tali situazioni.  Ma l’highlander medio non s’inorgoglì, dubbioso ed apatico come Benjamin continuò a scuotere la testa.  Forse le percezioni, ora di tutti gli altri, erano tardive ma egli che aveva capito da quarant’anni non cedette allo sconforto, anche se non aveva potuto parlare sapeva che se l’asino aveva lunga vita, lui era immortale.

 Cristoforo Barberi

 

(Mai Taclì N. 4 -2009)