Migranti dall’Africa all’Europa

Premessa: Vittorio Melis Meleddu affronta, per Noi in modo definitivo, il problema della migrazione di Popoli, prevalentemente Africani, verso l’Europa. Mai Taclì aveva già intravvisto cause ed effetti delle migrazioni e le aveva descritte in due articoli a forma di lettere rivolte agli Africani stessi (Amico Africano ed Amico Africano (due2)).

Vittorio descrive il fenomeno, dopo un attenta analisi dei dati, con un metodo scientifico che per la sua formazione di ricercatore, avvallato anche dalla sua conoscenza dell’Africa che ha voluto recentemente rivisitare e capire.

Quanto era stato scritto da noi era dettato dalla conoscenza empirica del fenomeno, dall’esperienza e conoscenza maturata in Africa; problema sentito e capito ma in assenza di dati, Vittorio i dati li espone e sono dati precisi relativi alla demografia ed all’economia e li proietta al futuro.

L’articolo già pubblicato su “Il Reduce d’Africa” (2° Quadrimestre 2020), Organo ufficiale dell’A.N.R.R.A. viene ripreso su questo Sito perché diversa é la tipologia dei Lettori.

Mai Taclì la Redazione, Dicembre 2020

Non c’è giorno in cui non si discuta sui media del problema dei migranti provenienti principalmente dall’Africa (e diretti in Europa). A tal proposito mi sia consentito di dare un modesto contributo al dibattito. Poiché la migrazione è un effetto di una causa, risulta evidente che per eliminarlo o ridurlo è necessario sapere quali sono i fattori o gli elementi che costituiscono la causa stessa. Contribuiscono a formarla fattori economici, politici, sociali, climatici, ambientali, e soprattutto demografici. Questi ultimi hanno un peso prevalente su tutti gli altri e nel proseguo si capirà il perché. Aggiungo ancora che i problemi, soprattutto di questa natura, devono essere affrontati da un punto di vista solo ed esclusivamente numerico se si vuole avere una visione chiara della situazione. I numeri non mentono mai! Tutto ciò premesso, dai dati dell’ONU e da altri Istituti Internazionali preposti alla raccolta dati, sappiamo che la popolazione dell’Africa, nel 1950, era di 221 milioni, e nel 2017 (ultimo dato disponibile) risultava di 1.250 milioni, quindi con incremento annuo medio del 2,6.%. Se l’Italia fosse cresciuta allo stesso ritmo, oggi (fine anno 2019) gli italiani sarebbero 213 milioni!

 A partire dal 2017, in Africa, la popolazione aumenterà di anno in anno con un incremento di 32,5 milioni (nel 2018) ), di 33,35 ( nel 2019) e con questo trend, a parità quindi delle condizioni fino ad ora agenti, si prevede che arriverà nel 2050 a 2.850 milioni di abitanti! Quindi la popolazione dell’Africa cresce in maniera esponenziale. Siamo cioè in presenza di una pericolosissima bomba demografica.

I migranti che giungono in Europa (in primis in Italia) dall’Africa provengono prevalentemente dagli Stati compresi tra l’equatore e il Tropico del Cancro (che indicherò in seguito come zona subtropicale) con una popolazione totale di circa 580 milioni (stime del 2016) e per questi Paesi l’incremento demografico è superiore al 2,6% che si riferisce a tutto il continente africano. Evidenzio che per una comodità di ragionamento non computo Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco che hanno un tenore di vita molto superiore rispetto ai Paesi subtropicali, ma che comunque anche loro danno un contributo, anche se inferiore, alla migrazione. Pertanto, se dovessimo considerare anche questi ultimi cinque Paesi, la popolazione totale interessata alla migrazione sarebbe attualmente di oltre 770 milioni! Il Niger, per esempio, ha un incremento demografico del 3,8%.

Nel 2017 aveva una popolazione di 21,5 milioni, ebbene con quel trend nel 2038 avrà più che raddoppiato la popolazione, cioè avrà circa 43,7 milioni di abitanti e nel 2057 avrà più di 88 milioni, ossia il quadruplo di abitanti nell’arco di 38 anni. (Come se l’Italia, che attualmente conta 60 milioni di abitanti, fra 38 anni, nel 2057, ne dovesse avere 247 milioni!) Quel tasso di crescita di 3,8 del Niger implica un tasso di fecondità (delle donne nigerine) elevato, e infatti è di 7,24. Ancora.

Il Niger è tra i paesi più poveri del mondo. Per avere un’indicazione più o meno oggettiva delle condizioni economiche e finanziarie di un Paese si ricorre al PIL(PPA)1 (Prodotto Interno Lordo pro capite) che permette di comparare più fedelmente, anche se non esaustivamente, il benessere relativo dei singoli Paesi. Per avere un’indicazione dello stato di povertà di queste popolazioni prendo come riferimento il PIL (PPA) della Germania (che è il Paese dell’Unione Europea con il reddito pro capite annuo più alto), che risulta essere di 50.206 $ (come certificato dal Fondo Monetario Internazionale per il 2017). Ebbene quello del Niger è di 1.140 $ ben 44 volte inferiore! I 16 paesi più poveri del mondo si trovano in Africa e 11 di questi sono quelli compresi nella zona subtropicale, cioè quei Paesi da cui provengono i migranti. Nell’elencare questi 11 Paesi riporto in parentesi anche il rapporto tra il reddito pro capite della Germania con quello loro, per avere un’idea della estrema povertà di queste popolazioni: Somalia (85), Repubblica Centrafricana (74), Repubblica Democratica del Congo (64), Liberia (58), Niger (44), Eritrea (35), Sudan del Sud (33,5), Togo (31), Gambia (30), Sierra Leone (28), Guinea-Bissau (28), ma non è che gli altri Paesi, qui non menzionati, da cui provengono i migranti, se la passino molto meglio! C’è quindi una stretta correlazione tra reddito, tasso di fecondità e incremento demografico.

I Paesi più poveri del mondo hanno il tasso di fecondità e l’incremento demografico più alto del mondo! Prendendo ancora come riferimento il Niger (e questo è valido più o meno per altri Paesi dell’Africa, sempre quelli interessati alla migrazione) risulta che l’età media della popolazione sia di 15 anni. L’età media della popolazione in Germania è di circa 47 anni e solo il 12,7% ha un’età inferiore ai 14 anni. Nel Niger, su 100 individui, 50 sono di età inferiore ai 14 anni.

Quindi ne restano 50 per produrre reddito. Si tenga presente che l’economia del Niger, è basata prevalentemente sulla pastorizia e sull’agricoltura e assorbe oltre il 70 % della popolazione e le donne (che hanno una media di 7 figli) devono provvedere ad accudire alla numerosa prole, alle faccende domestiche in condizioni di disagio nei villaggi dove manca l’acqua corrente, e in tanti casi la corrente elettrica e fonti di energia anche solo per poter cucinare. Anche sfaticando tutto il giorno, non sono da considerare a “pieno titolo” forza produttrice di reddito. Quindi restano 25 uomini, e se escludiamo i vecchi, disabili, invalidi la forza lavoro è di certo inferiore al 25%. Cioè su cento individui meno di 25 individui sono forza lavoro (e quindi portatori di reddito) che provvedono a mantenere se stessi e più di 75 individui non portatori di reddito!

Per raffronto la Germania ha una forza lavoro che supera il 70%! Circa il triplo di quella del Niger. In una situazione vicina a quella del Niger (anche se non così drammatica) si trovano quegli undici Paesi più poveri del mondo che ho sopra elencato e quelli, nella fascia subtropicale. Far partire dei giovani da questi Paesi, farli arrivare in Europa ovvero accogliere questi migranti, significa portar via da questi Paesi le forze attive, vuol dire ridurre la loro forza lavoro e quindi impoverire ancora di più quelle popolazioni.

Si predica come un mantra il dovere all’accoglienza e si sbandiera ai quattro venti che ce lo impone la costituzione (non so dove sia evidenziata questa asserzione), che c’è l'obbligo di salvataggio in mare alla luce del diritto internazionale!

Ma quando questi giovani arrivano da noi, che futuro gli prospettiamo? Un futuro di emarginazione, di sradicamento dalla loro terra, e possedendo una modesta scolarizzazione e scarsissime, se non nulle, competenze professionali possono essere impiegati (e questi sarebbero i più fortunati) in lavori di bassa manovalanza, come la raccolta dei prodotti della terra gestita da un caporalato e da imprenditori senza scrupoli, costringendoli a vivere in un contesto di sfruttamento di questi nuovi schiavi con paghe da fame, in nero, e senza alcuna prospettiva di un futuro pensionistico anche per loro, senza contare che la maggior parte di questi migranti finiscono nelle mani di organizzazioni criminali che, prendendoli per fame, li utilizza nello spaccio della droga o/e schiavizzandoli li usa persino per la umiliante questua agli incroci delle strade e agli ingressi degli esercizi commerciali.

Tolti pochi casi di vera integrazione, queste sono le uniche attività che hanno i migranti per sopravvivere! Sappiamo che questi giovani rappresentano la parte più importante, fondamentale di un Paese, di una Nazione, di un Continente che privato del loro essenziale sostegno, precipita, e lo ribadisco, nella più tetra indigenza.

E più ne accogliamo ossia più ne facciamo partire illudendoli di trovare l’Eldorado, paradossalmente peggioriamo la già precaria situazione dell’Africa. Noi, sotto un’ipocrita umanità per i diseredati del mondo, un falso amore per il prossimo, con il predicare continuamente il dovere dell’accoglienza, che diritto abbiamo di portare via dai loro genitori, dai loro fratelli più piccoli, dalle loro spose, dai loro figli il sostegno, la protezione, l’assistenza per la loro sopravvivenza?

Siamo coscienti del fatto che centinaia di milioni e oltre di bambini, di creature indifese, già oggi debilitate per un’insufficiente alimentazione, sarebbero destinate, senza quel sostegno, a una morte certa per inedia? Forse non sarà fra venti, forse neppure fra trenta anni ma, prima o poi, il Tribunale della Storia esprimerà una condanna senza appello nei confronti di questo comportamento criminale!

Tutto ciò detto deve servire per farci capire, definitivamente, che cosa non dobbiamo fare nei confronti dell’Africa. Vogliamo aiutare i nostri fratelli africani? Ebbene dobbiamo farli crescere nei loro Paesi. E non lo dico (solo) io.

Lo dicono gli stessi africani. Tra i tanti c’è Fred Kuwornu, regista e attivista italo-ghanese, che dice: Nessun africano verrebbe di sua volontà, se sapesse cosa lo attende in Europa. ….. il traffico di esseri umani con annessi accessori vari (bambini, organi, prostituzione) non è un fenomeno che riguarda solo l’Italietta dei porti si o porti no, ma è un fenomeno globale che fattura alle mafie africane, asiatiche, messicane, 100 Miliardi di dollari all’anno per reinvestirli in droga e armi…….. esiste una cosa chiamata Mafia Nigeriana che pubblicizza nei villaggi che per 300 euro in 4 settimane è possibile venire in Italia e da lì se vogliono (possono) andare in altri Paesi Europei, salvo poi fregarli appena salgono su un furgone aumentandogli all’improvviso la fee (tassa) di altri 1.000$ la quale aumenta di nuovo quando arrivano in Libia dove gliene chiedono altri 1.000$ per la traversata finale……” A proposito dei rifugiati eritrei nel palazzo di via Curtatone poi sgomberati in Piazza Indipendenza a Roma, Daniel Wedi Korbaria, autore e sceneggiatore eritreo che vive a Roma dal 1995, dice: …..ecco che cosa sono quei “rifugiati” romani.

Sono quelli scappati da quella genuina filosofia che si è impegnata a ricostruire e difendere il proprio Paese devastato da due guerre con gli etiopici. A costoro qualcuno ha promesso una vita facile e un pascolo più verde.

Sono stati fatti arrivare qui (in Europa) attratti, come uno specchio per le allodole, da tanti soldi (dati)subito, grazie al welfare del Nord Europa. Ma verrà il giorno in cui questi Paesi europei che gli hanno (a parole) offerto migliaia di euro al mese e creato l’effetto pull factor (fattore di attrazione) verranno giudicati colpevoli morali di tutti quei morti nel deserto e nel mare.

Ancora. Il Cardinale e cattolico della Guinea, Robert Sarah, a proposito della migrazione, afferma: Tutti i migranti che arrivano in Europa vengono stipati, senza lavoro, senza dignità… È questo ciò che vuole la Chiesa? La Chiesa non può collaborare con la nuova forma di schiavismo che è diventata la migrazione di massa. Se l’Occidente continua per questa via funesta esiste un grande rischio – a causa della (sua) denatalità – che esso scompaia invaso dagli stranieri, come Roma fu invasa dai barbari.

Quello del Cardinale Robert Sarah è un grido di allarme sulla Chiesa, sull’Europa e sulla sua Africa che ritiene danneggiata dall’ondata migratoria: C’è una grande illusione che consiste nel far credere alla gente che i confini saranno aboliti. ….. L’Occidente è presentato agli africani come il paradiso terrestre…..Ma come si può accettare che i Paesi siano privati di così tanti loro figli? Come si svilupperanno queste nazioni se così tanti loro lavoratori sceglieranno l’esilio?.........La barbarie non può durare più. L’unica soluzione duratura è lo sviluppo economico in Africa.

L’Europa non deve diventare la tomba dell’Africa. Perciò si deve fare tutto affinché gli uomini possano rimanere nei Paesi in cui sono nati.

Va detto che in Africa, i vescovi della Chiesa Cattolica sono in sintonia con il pensiero del Cardinale Robert Sarah!

E come si possono aiutare i nostri fratelli africani nei loro Paesi? Come reperire le risorse finanziarie necessarie? Voglio fare un esempio per capire come l’Europa si può muovere (sempre che lo si voglia!). Sono stato in Eritrea nel 2014 e nel 2015. Avevo già un’idea di quale potesse essere il tenore di vita della popolazione eritrea in base al PIL(PPA) (Prodotto Interno Lordo Pro Capite) che a quella data era circa 35 volte inferiore di quello italiano. E sul posto ho avuto modo di constatare che una famiglia viveva con un importo che risultava essere di trentacinque/quaranta Euro al mese (per chi ne poteva disporre!).

Mi sono detto: facciamo un po’ di conti. Per mantenere in Italia un migrante era stato calcolato che lo Stato spendesse sui 1500 Euro al mese (dove sono incluse le spese per il vitto, l’alloggio del migrante, quelle derivanti dai soccorsi in mare da parte della guardia costiera e dalla marina militare, le spese per le retribuzioni degli operatori dei corpi di pubblica sicurezza addetti al mantenimento dell’ordine pubblico all’interno ed esterno dei centri di raccolta e accoglienza, spese per retribuire operatori culturali, interpreti, insomma per tutto l’ambaradan dell’accoglienza).

Se una famiglia eritrea vive con 40 Euro, ci allarghiamo e consideriamo direttamente 50 Euro (e badate bene che non erano e non sono tuttora molte le famiglie a disporre di quella cifra), allora con 1.500 Euro si possono aiutare (per esempio raddoppiando la loro disponibilità mensile) almeno 30 famiglie, ma tenuto conto che ogni famiglia eritrea è costituita mediamente dai due genitori e almeno tre figli (tasso di fecondità delle donne eritree è di quattro), si possono migliorare le condizioni di vita di almeno 150 persone (30 x 5= 150). Per i Paesi come Somalia, Repubblica Centrafricana, R.D. del Congo, Liberia, Niger il numero di persone che possono essere aiutate è più alto, sino a superare, per la Somalia e la Repubblica Centrafricana il numero di 300!

Sappiamo per certo che l’Italia, nel 2016 e 2017, ha speso poco più di 5 miliardi di Euro per accogliere meno di 280.000 migranti. (5 miliardi: 18.000 che è la cifra che lo Stato spendeva in un anno per ogni migrante, ossia: 1.500 euro al mese x 12 mesi). Ebbene, con quella cifra si possono aiutare 42 milioni di persone in quella parte più povera dell’Africa (quella situata nella fascia subtropicale comprendente anche quegli 11 Paesi più poveri del Mondo).

Sottolineo che i 5 miliardi di Euro (circa 5,8 miliardi in $) spesi dall’Italia nel 2017 rappresentavano circa lo 0,29 % del PIL dell’Italia che risultava essere di 1.750 miliardi di Euro. Ebbene se tutti i Paesi dell’Unione Europea (UE) (comprendendo anche il Regno Unito) avessero contribuito con lo 0,30 % del loro PIL si sarebbe raggiunta, nel 2015, la cifra di circa 50 miliardi di Euro! Attualmente (2019) lo 0,30% del PIL dell’UE supera i 53 miliardi di Euro. Immaginate cosa si può fare in Africa con quella cifra.

Si vuole far crescere l’Africa? Una proposta potrebbe essere quella di intervenire con un Piano di Rinascita decennale. Per esempio: se tutti i Paesi dell’UE contribuissero per 10 anni con lo 0,30% del loro PIL si potrebbe fare affidamento su oltre 530 miliardi di Euro, da utilizzare per interventi immediati per cominciare a sconfiggere la fame endemica di quelle popolazioni e parallelamente costruire strutture e infrastrutture (reti di trasporto di mezzi e persone, reti di telecomunicazioni, reti informatiche, acquedotti, sistemi idrici e fognari, impianti di smaltimento rifiuti, scuole, ospedali (presidi sanitari, consultori familiari…), sostenere la formazione di aziende agricole e pastorali con metodi razionali, incentivare la formazione di attività artigianali, ………). La realizzazione di un simile programma servirebbe per mettere in moto l’Economia di quella parte dell’Africa con il risultato che:

- crescerebbe l’occupazione

- crescerebbe il tenore di vita di quelle popolazioni che avendo così più disponibilità di denaro potrebbero acquistare prodotti che attualmente sono a loro esclusi come: frigoriferi, televisori, lavatrice (considerando anche il fatto che in molte zone dell’Africa manca la corrente elettrica e l’acqua corrente), mezzi di trasporto individuali (automobili, moto) e…….

- se migliorano le condizioni di vita di quei Paesi, è noto e arcinoto che diminuisce drasticamente il tasso di fecondità. Più alto è il tenore di vita, più basso è il tasso di fecondità. Senza scomodare l’Europa per avere una conferma, nella stessa Africa, Paesi come la Tunisia, l’Algeria, il Marocco, Libia, che conseguono un PIL (PPA) molto più alto di tutta quella parte dell’Africa interessata alla migrazione, hanno un tasso di fecondità poco superiore a due. Verrebbe quindi disinnescata la bomba demografica che rappresenta il problema dei problemi!

- crescendo il PIL dei Paesi più poveri dell’Africa, si intensificherebbero gli scambi commerciali con quelli della stessa Africa che attualmente hanno un’economia più solida.

- crescerebbero gli scambi commerciali e di conseguenza i rapporti culturali tra l’Africa e l’Europa.

Così noi avremmo contribuito a salvare centinaia di milioni di bambini da una morte certa per inedia, avremmo contribuito a salvare l’Africa dallo sprofondare nel baratro della disperazione e della miseria. Avremmo contribuito ad abbattere le barriere ideologiche, razziali, di classe e gli steccati dei pregiudizi morali e sociali che oggi esistono tra l’Africa e l’Europa.

Noi saremo costruttori di ponti, percorribili nei due sensi, tra l’Africa e l’Europa, ponti per il transito di uomini e mezzi, per duraturi scambi culturali ed economici. Così l’Europa che è stata sede di un Illuminismo nel XIX secolo (riservato ai soli bianchi!) che ha generato “Libertà, Fratellanza, Uguaglianza” nel vecchio continente, darebbe vita nel XXI secolo a un Nuovo Illuminismo, con l’aggiunta della parola “Solidarietà”, includendo a pieno titolo tutti i popoli dell’Africa.

Per attuare un simile (forse ambizioso?) progetto è necessario che siano, a mio parere, rispettate delle condizioni e, in questa sede, ne evidenzio alcune:

- divieto assoluto di vendita di armi ai Paesi dell’Africa. (l’Italia è tra i primi dieci Paesi venditori di armi con un fatturato annuo di oltre cinque miliardi di Euro!).

- coinvolgere nei progetti i governi dei Paesi dell’Africa, senza che possano però intervenire nella gestione dei fondi destinati alla Rinascita dell’Africa.

- coinvolgimento delle popolazioni locali, ascoltando le loro proposte, renderli parte attiva nella realizzazione dei progetti con loro maestranze, previa, se necessario, formazione del personale, affinché possano prendere le redini dei progetti e poterli gestire.

- nell’amministrazione delle risorse finanziarie non fare intervenire Organizzazioni Internazionali o ONG i cui bilanci non sono trasparenti e soprattutto escludere quelle Organizzazioni di cui si sa che, dei fondi da loro gestiti, solo una piccola parte (in certi casi meno del 10%) è stata destinata all’assistenza delle popolazioni dei Paesi Poveri mentre il 90% restante è divorato da dirigenti, funzionari, consigli di amministrazione, “volontari” che se la passano da nababbi. Dice Daniel Wedi Korbaria: Nei primi anni del duemila, quando tornavo ad Asmara, mi capitava di incontrare i “volontari” delle ONG a bordo dei loro fuoristrada, abitavano in lussuose ville e la sera li incrociavo nei ristoranti più rinomati della città o nelle discoteche più affollate accompagnati sempre da bellissime fanciulle.

E nei weekend scendevano a Massaua per una gita alle isole Dahlak sul Mar Rosso per godersi spiagge e mare incontaminato. Facevano una bella vita.

- bisognerebbe ricorrere a Organismi o Organizzazioni di comprovata rettitudine e ce ne sono che già operano in Africa, costituite da missionari e laici volontari, che rendicontano, in modo trasparente i finanziamenti ricevuti per i progetti a favore delle popolazioni dell’Africa.

Con tutto ciò esposto, è evidente che se non si interviene, urgentemente, senza inutili chiacchiere, per aiutare l’Africa in Africa, il problema della migrazione diventerà sempre più drammatico e di difficile soluzione. Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur! (Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata (Tito Livio)

A questo punto mi sia consentito fare una considerazione e una riflessione.

Considerazione: i migranti che provengono dall’Africa e arrivano in Europa e in particolare in Italia, sono nella quasi totalità giovani maschi. E regolarmente viene puntualizzato che quelli che scappano dalla guerra hanno diritto allo status di rifugiati. Voglio evidenziare che da quei Paesi in cui ci sono focolai di belligeranza (vedi Eritrea, Etiopia, Somalia,… ) arrivano giovani che hanno lasciato e lasciano vecchi, donne e bambini alla mercé del nemico, perché hanno deciso che siano altri a difendere le loro famiglie e a provvedere alla sopravvivenza dei loro cari, violando l’obbligo di difendere il proprio Paese.

A me che sono nato ad Asmara, rattrista profondamente dover dire che noi, accogliendo quei giovani, stiamo dando rifugio a dei disertori! Sono disertori che vengono premiati, al loro arrivo in Italia per la loro “irreprensibile” azione, con lo status di rifugiato, a cui segue il permesso di soggiorno della durata di 5 anni, rinnovabile e che a loro consente l’accesso allo studio, lo svolgimento di un’attività lavorativa (subordinata o autonoma), l’accesso al pubblico impiego, l’iscrizione al servizio sanitario e dà diritto alle prestazioni assistenziali dell’Inps (‘assegno sociale’) mentre il loro Paese sprofonda nel baratro della disperazione e nella più tetra miseria. E questo premio riservato a coloro che tradiscono il proprio Paese, la propria famiglia, credo che non sia altro che un incentivo per altri africani a seguirne il degnissimo esempio!

Riflessione: Per venire in Europa dai Paesi subtropicali occorrono, si è detto, dai 4.000 ai 5.000 Euro. Perché per venire in Europa dall’Eritrea devono percorrere 4.500 km e dalla Somalia oltre 6.000 km con più di 2.500 km in pieno deserto in entrambi i casi, oltre poi la traversata del mare! E io dico. Disporre di 5.000 Euro in un Paese come il Niger è come avere in Italia 165.000 Euro. Se uno potesse, in Eritrea disporre di 5.000 Euro in contanti (è come se uno possedesse di 130.000 Euro in Italia) potrebbe avviare una attività commerciale, artigianale ad Asmara e non avrebbe necessità di lasciare il proprio Paese.

Ma se le famiglie vivono con meno di 40 o 50 Euro al mese (vedi Eritrea), ci si domanda: chi dà ai giovani i soldi per abbandonare il proprio Paese? Chi sta dietro questo esodo biblico? Chi è che vuole destabilizzare l’Europa? Chi è che non vuole aiutare questi nostri sfortunati fratelli a crescere a casa loro per vivere una vita più dignitosa? Quali interessi si celano? È evidente che questa solidarietà dell’accoglienza è una solidarietà pelosa intorno a cui ruotano sciacalli famelici, organizzazioni criminali, mercanti di armi, trafficanti di organi, sfruttatori della disperazione di questi disgraziati e che non migliora, anzi peggiora le condizioni di vita dei nostri fratelli che continuano a vivere in Africa in estrema povertà.

Vittorio Melis

1 Il PIL (PPA) rappresenta il valore di tutti i prodotti finiti e servizi prodotti in uno Stato in un dato anno diviso per la popolazione media dello Stato per lo stesso anno.