Artisti di Pietrasanta

IL CAVALLINO DI VEZZONI

Per chi arriva a Pietrasanta con il treno, il primo incontro con una scultura è quello di un cavallino posto nel giardino fuori dalla stazione tra la Banca Toscana ed il negozio di Gio’ Ubaldi. E’ opera di Ferruccio Vezzoni.

vezzoni

Siamo andati - accompagnati dall’amico Ugo Mazzei - a visitare Vezzoni nel suo studio sulla via di Vallecchia. E’ un signore distintissimo, dagli occhio pungenti, la schiena dritta. Di sé parla mal- malvolentieri, ma voglio che mi racconti la sua storia che è la storia di un versiliese che ha girato il mondo e che, nella sua terra, ha ritrovato forza e vivacità. Nasce a Corvaia 75 anni fa da uno scultore di Vallecchia, già compagno di scuola di Arturo Dazzi dell’Accademia di Carrara.

Nello studio del padre Italo è al fianco del fratello Ferdinando, un altro scultore e geniaccio, autore di alcune opere importanti come il famoso Cecco Moro, tipica figura di contadino che lavorava dall’on. Angelini, ed il ritratto del dott.Pierallini di Vallecchia, leggendaria figura di medico dei tempi passati.

Figlio d’arte senz’altro Ferruccio Vezzoni, ancor giovanissimo, sale a Milano dove eccelle - tra i primi in Italia - nel campo dei cartoni animati. Nell’ufficio pubblicità del famoso cav.Roatto, si sbizzarrisce e guadagna quel che serve per la sua vita di “bohemien” e per frequentare le scuole serali. Sono i vent’anni che càpitano una volta sola nella vita. Appena passano, rientra in Toscana, si ferma a Firenze, torna a Vallecchia. In tempo per ripartire ancora.

Questa volta va in Eritrea, all’Asmara, con l’incarico di disegnatore cartografo. Ma in pratica, appena scoprono le sue qualità artistiche, viene chiamato a ritrarre ed immortalare  gli ufficiali di stanza nell’Africa Orientale Italiana e le loro giovani mogli. Gli misero addirittura a disposizione uno chalet. E’ il momento di farsi raggiungere dalla moglie Maria Vittoria Corbellino e dal figlioletto Giampaolo, oggi brillante dermatologo all’ospedale di Massa e titolare dell’ambulatorio al Centro Analisi di piazza Shelley a Viareggio.

In quegli anni viene assunto dall’Ala Littoria (così chiamavano allora l’Alitalia) in qualità di disegnatore, ed apre per conto suo uno studio di scultura. In più insegna disegno e storia dell’arte alle scuole magistrali italiane e disegno edile all’Istituto per geometri dell’Asmara. Non si sa dove trovi il tempo per occuparsi di tutte queste cose, solo la forza di volontà ed il desiderio di affermarsi creano il miracolo di un uomo attivissimo in ogni ora della sua giornata.

Scoppia la guerra, l’Italia perde l’Impero, ma Ferruccio Vezzoni, benvoluto da tutti, continua a vivere ed a lavorare come prima. E’ la nostalgia della Versilia che lo spinge a tornare in Patria. All’Asmara, a Massaua ed a Mogadiscio lascia opere importanti ed altorilievi, dipinti e disegni disseminati dappertutto. Per esempio, sono suoi i busti del famosissimo gen. Baldissera (quello della canzonetta “O Baldissera, non ti fidar della gente nera”) e del gen.Lorenzini. Al tempo di Faruk era stato invitato al Cairo per immortalare il re e i suoi ministri. In Arabia aveva ritratto il re Saud.

Nel 1952 rientra in Italia. Da Pietrasanta partono opere importanti che troneggiano sull’altare del Sacrificio della Cattedrale di La Spezia, che risplendono al libeccio davanti al salone della Nautica di Genova (monumento ai Caduti del Mare), che adornano la chiesa di S.Antonio a Roma e quella dell’Istituto degli Orfanelli nella stessa capitale, che raccontano la Via Crucis e varie storie religiose a Padova, a Pisa, a Massa ed a Viareggio. A Tripoli è sua la parte marmorea del Mausoleo a Nasser. Ma anche oltreoceano, negli USA, c’è una sua statua in bronzo messa in opera nella fonderia Tesconi, un Cristoforo Colombo in marmo eseguito nello studio del Palla ed i fratelli Kennedy a Franklin Park Avenue nel New Jersey.

Sculture disegni e quadri in ogni parte del mondo. E cartoni per mosaici affidati alla Ferrari e Bacci di Pietrasanta. Ce n’è uno eseguito per la Forest Lawn che rappresenta tutta la storia americana, lungo 60 metri e alto 11 metri sulle colline di Hollywood.

Nel salutare Vezzoni, proprio all’ingresso del suo studio di via Pilli al numero 5, ci accorgiamo che la sua ultima statua, ancora in creta, è quella di un personaggio che abbiamo conosciuto durante il gemellaggio Versilia-Sannio. Lo guardiamo bene e scopriamo che è proprio quell’arcivescovo metro- polita di Benevento, mons.Raffaele Calabria, che ci venne incontro a braccia aperte e ci accolse con una immaginabile fraternità nel momento in cui - dopo duemila anni - i Versiliesi si ripresentarono in pellegrinaggio nella terra dei loro fratelli deportati dalle truppe di Roma. E’ un fatto simbolico ed augurale che ci ha fatto ancor più apprezzare l’ospitalità e la grande modestia di questo nostro scultore contemporaneo.

Giorgio Giannelli

(da “Versilia Oggi”, 1983)

(Mai Taclì N. 5/6-1984)