La poesia fu pubblicata sull'edizione di bordo del piroscafo «Duilio» sui quale stava rimpatriando del «Corriere della Sera» e la Duchessa d'Aosta, che ebbe modo di leggerla, inviò ad Ada Felugo un commosso telegramma d'elogio.

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    L'originale della pubblicazione me l'ha fornita la stessa autrice al raduno di Roma, donandomi, nel contempo, il suo delizioso volume di versi « Quando s'alza il vento» edito nei 1987.

     E la poesia «Al duca d'Aosta», mi spinge, questa volta, ad uscire un po’ dal seminario per proporvi non uno scritto, bensì la riproduzione di un quadro rappresentante, appunto, l'eroico Duca, il cui autore è figlio dell'asmarino Ennio Pupella. Alessandro - è il nome dell'autore - è un pittore ormai molto affermato: ha riscosso successi in tutta Italia ed ottenuto moltissimi premi, e dal quadro che vi propongo potrete constatare la grande abilità di Alessandro Pupella, nato a Palermo nel 1967 e diplomatesi Maestro d'Arte già nel 1985.

Come vedete, amici cari, il materiale per ora non manca!

lo però sono un avido! Ve ne chiedo ancora... grazie!

 

* * *

Al Duca d'Aosta

di Ada Felugo

Nella tristezza della notte, sola col mio fugace, rapido pensiero,

io parlo a Tè, o Principe guerriero, ma Tu non puoi udir la mia parola.

O se ti giunge, qual silente pianto come il sussurro lento degli strali,

la credi forse il fremito dell'ali degli angeli che là ti stanno accanto.

 Angeli ed ombre t'hanno accolto, e allora in quell'ombre vaganti hai conosciuto

coloro che lassù t'han preceduto, che sol la morte v'ha riunito ancora.

 

Eppur quant'era bella la tua vita! Quant'era bello quel tuo volto fiero

ma cosi dolce, sorridente e altero quegli occhi ardenti di bontà infinita!

 

...Dopo la lotta eroicamente vana, dall'amba consacrata alfin partiste

per quelle terre dove, lunga e triste, t'attese poi la prigionia lontana.

 

E là, se un morbo t'affrettò la morte, un altro male ti distrusse il cuore,

un male di tristezza e di dolore che nascondeva l'animo tuo forte;

 

che nelle notti della prigionia come una fiamma intensa ti bruciava

e fuori da quel mondo ti portava più forte ancora della nostalgia...

 

Perché l'Italia t'era più lontana e la sentisti più lontana ancora

delle tue bimbe che attendean l'aurora che tè attendevan nell'attesa vana...

 e più lontana di color che accanto a tè dormivan, soli e sconosciuti...

e tu vedevi su quegli occhi muti tracce leggere di silente pianto.

 

E in quel silenzio, tacita e leggera venne la morte e ti rapì alla vita

portando seco l'anima smarrita nel regno delle ombre e della sera

verso quel cielo dove tu volavi sempre più in alto nell'incanto azzurro.

Ed anche adesso senti quel sussurro dell'elica fremente che tu amavi.

 

Ma quei sussurro cresce e par mitraglia e rombo di cannone, e tu tra •<ìì velo

con gli occhi ormai più limpidi del cielo, già vedi divampare una battaglia...

 

Quella battaglia che la vita costa a Quegli eroi che sorvolando il sole

verranno a Tè per dir queste parole: “Sei vendicato al fin. Duca d'Aosta”

 

Ada Felugo

 

(Mai Taclì N. 4,5 - 1988)