Pionieri ed esploratori italiani nella'Africa Orientale

In un vecchio libro, L’Abissinia, scritto da Luigi Padoan e stampato nei primi anni del 1930, contiene 26 carte geografiche, di cui 16 dimostrative dell’Autore e 10 Carte Geografiche del Prof. Giovanni De Agostini. L’edizione è de : IL MONDO GEOGRAFICO di Milano.

Tra le tante notizie molto importanti di interesse generale, storico, geografico, idrografico riportate, vi è un capitolo che tratta dei : Pionieri ed Esploratori Italiani nell’Africa Orientale.

Il testo inizia così : “ Il primo Europeo che mise piede nel territorio dell’Africa Orientale fu un italiano : Sorleone Vivaldi.”

Ecco una grande sorpresa! Si pensava fossero stati i Portoghesi i primi a giungere in qui luoghi a partire intorno al 1400.

L’Autore prosegue:” …Questo ardimentoso genovese, mosso dal desiderio di ritrovare il padre, Ugolino Vivaldi, perdutosi durante il tentativo di circumnavigare l’Africa da occidente nel 1291 e naufragando tra le coste del Chenia o nel Golfo di Aden. Il figlio invece, navigò dalla sua Genova ad Alessandria d’Egitto, attraversato il Sinai, riprese il mare navigando pel Mar Rosso e doppiando il Capo Guardafui sbarcava nel 1294 a Mogadiscio”

Quindi due secoli prima di Vasco de Gama, Tristano di Cunha e Gerolamo Lobo che viaggiando per le Indie toccavano sovente gli approdi somali, sia del Golfo di Aden, o quelli dell’Oceano Indiano.

Solo nel XIX secolo ebbero inizio le esplorazioni dell’Africa Orientale.

Il testo continua “….tra i viaggiatori ed esploratori europei vanno ricordati : l’inglese William Christopher nel 1843 eslporò per primo il corso inferiore dell’ Uebi Scebeli, il capitano francese C. Gulltain che nel 1847 percorse varie regioni della Somalia e tutta la sua costa oceanica, stendendo una preziosa relazione di viaggio, ancora, il barone tedesco C. von der Decken che fu trucidato a Bardera nel 1865 mentre risaliva il Giuba, nella regione di Gedo, in Somalia, comunque dalla seconda metà dell’800 gli italiani occupano il primo posto, per numero di imprese e materiale raccolto .

Dieci spedizioni nostre vennero massacrate dagli indigeni durante il periodo eroico che va dal 1879 al 1896; quarantadue italiani vi lasciarono la vita, mentre numerosi furono quelli che soccombettero alle terribili fatiche e privazioni e all’inclemenza del clima.

Nel mentre il Governo, la Reale Società Geografica e vari enti scientifici e commerciali di Genova, Milano, Venezia e Napoli avviavano verso l’Africa Orientale le numerose spedizioni che dovevano percorrerla , la Chiesa continuava a mandarvi i suoi Missionari, pionieri di civiltà armati di Croce e Vangelo, a catechizzare, istruire, elevare le tribù che abitavano le ambe inaccessibili dell’altopiano, le profonde foreste, le insidiose boscaglie.libro1

Non si posso dimenticare nomi come quelli del Cardinale Guglielmo Massaia, scacciato dall’Abissinia dopo trent’anni di Missione Apostolica dal sospettoso Menelik II; di Padre Giuseppe Sapeto che ebbe il grande merito di indurre la Rubattino ad acquistare Assab nel 1869, assicurando all’Italia la base da cui mossero le nostre iniziative coloniali; di Padre Giustino De Jacobis, primo vicario Apostolico dell’Abissinia, fatto morire di stenti dal crudele Negus Teodoro, di Padre Giovanni Stella e Padre Giovanni Beltrame ambedue da Càrcare come P. Sapeto che esplorarono il Tigrai e il bacino del Nilo Azzurro (1850-52) e Padre Comboni da Limone sul Garda (1831-81) che percorse il Ghedaref e il Cordofan sudanesi..

Del lungo elenco dei nostri esploratori segnaliamo il nome di coloro i cui meriti scientifici e e particolari doti di coraggio, rifulse in epici episodi, li additarono all’ammirazione del mondo.

 In ordine cronologico essi sono :

ROMOLO GESSI, nato a Ravenna il 30 aprile 1829. Dopo aver compiuto gli studi in Germania e partecipato alla guerra di Crimea nel 1854, si arruolò nell’esercito egiziano servendo sotto il generale Gordon, governatore del Sudan. Esplorò l’alto Nilo; fu il primo a circumnavigare il lago Alberto(1876)e nel 1877 si inoltrò con col dott. MATTEUCCI nei paesi Galla. Poi il Matteucci, da solo, compì la famosa traversata dell’Africa dal Nilo al Golfo di Guinea. Intanto il Gessi, durante la dura campagna condotta nel Darfur contro il ribelle Suleim Pacha si spinse fino a Sciacca ( Chak- chak) ed esplorò il vasto paese compreso tra il Bahr-al- Arab e il Nilo delle Gazzelle , reprimendo energicamente lo schiavismo sudanese. Morì a Suez il 1° maggio 1881 mentre si accingeva a rientrare in Italia.

GIUSEPPE MARIA GIULIETTI, nato a Casteggio nel 1848. Nel 1878 partendo da Zeila si spinse fino ad Harrar, riconoscendo il paese degli Issa- Somali. Tre anni dopo venne ucciso dai Dancali a Beilul (23 maggio 1881) mentre si dirigeva verso il Tigrai.

PIERO SACCONI, PIACENTINO, negoziante e animoso viaggiatore l’8 luglio 1883, mentre attraversava l’Ogaden veniva aggredito e ucciso dai somali della sua stessa scorta presso Galaduna.

PIETRO ANTONELLI, nato a Roma nel 1853 con SEBASTIANO MARTINI esplorò nel 1879 l’Amhara e il Goggiam, Nel 1883 partito da Assab raggiunse Let Marefia e Ancober passando per l’Aussa. Stipulò con Menelik il trattato di Ucciali.

ORAZIO ANTINORI da Perugia, nato il 23 ottembre 1811. Soggiornò lungamente nel Sudan, esplorando il Sennar (1860) e il Codofan (1861-62) raccogliendo una ricca collezione ornotologica, percorse col fiorentino SEBASTIANO MARTINI lo Scioa e, incaricato dalla Regia Società Geografica, torna in Africa a 65 anni a capo di una spedizione della quale faceva parte l’ing. GIOVANNI CHIARINI di Chieti. Compiuto il percorso Zeila- Harrar – Let Marefia la spedizione proseguiva con Cecchi verso lo Scioa e il Galla mentre Antinori alla vigilia d’iniziare l’esplorazione dei laghi Galla moriva in seguito ad un incidente di caccia.

ANTONIO CECCHI nato a Pesaro nel 1849, partecipa alla spedizione Antinori e dopo aver esplorato il paese dei Galla è fatto prigioniero nel 1878 col Chiarini dalla regina dei Ghera. Morto il compagno prosegue da solo verso il Goggiam e stremato di forze viene provvisoriamente soccorso da GUSTAVO BIANCHI che lo incontra sulle rive del Nilo Azzurro. Nominato console ad Aden, poi a Zanzibar, quindi governatore della Somalia, penetra nell’interno ma viene trucidato a Lafolè il 26 novembre 1876 con altri 13 italiani.

EUGENIO RUSPOLI, romano nato nel 1866, dopo aver percorso la Somalia Britannica, l’Ogaden e l’Arussi (1891), riparte con una seconda spedizione da Berbera nel 92 per raggiungere l’Omo. A Dolo respinge un attacco abissino e prosegue per la regione dei Borana verso il lago Stefania, senonchè durante una partita di caccia, viene ucciso presso Burgi da un elefante il 4 dicembre 1893.

CAPITANO ENRICO BAUDI DI VESME. Nato a Torino nel 1857 esplorò per primo e compiutamente l’Ogaden e l’Arussi in compagnia del veronese CANDEO, partendo da Zeila (1891) raggiungendo l’alto corso dell’Uebi- Scebeli in un viaggio memorabile, movimentato da pericolose peripezie.,

LUIGI ROBECCHI-BRICCHETTI, nato a Pavia, il 27 maggio 1855 morto nel 1926. Ha compiuto per il primo la traversata della Somalia (1888-1890) nella massima estensione di lunghezza e di larghezza, portando in Patria una ricca collezione raccolta nei paesi attraversati.

CAPITANO VITTORIO BOTTEGO. Grande ed eroico esploratore ebbe i natali a S. Lazzaro Parmense il 29 luglio 1860. Percorse la costa dell’Eritrea da Assab e Massaua (1887-1891) costruendo la prima carta topografica. Il 30 ottobre 1892 partito da Berbera si spinse per l’Ogaden e l’Arussi fino a i Monti Sidamo esplorando la regione del lago Margherita col Capitano ULISSE GRIXONI, identificati i tre rami che costituiscono il Giuba discese questo fiume fino a Bardara donde proseguì per Brava che raggiunse l’8 settembre 1895. Rimpatriato, vagheggia l’ardito progetto di svelare il,segreto dell’Omo e nel 1895, con SACCHI, VANNUTELLI E CITERNI ne tenta l’impresa. Parte da Brava, passa per Bardera, sosta a Lugh, per poi costruire un fortino che affida al Capitano UGO FERRANDI e prosegue la marcia lungo il Daua e quindi, nel paese dei Borana su Ascebo, Burgi eil lago Margherita. Il 31 agosto 1896 raggiunge la foce dell’Omo, all’estremità settentrionale del lago Rodolfo da dove il dott. Sacchi si stacca per riportare indietro le collezioni fatte fino allora. Bottego riprende la marcia verso N-O dirigendosi sull’alto Baro, con l’intenzione di raggiungere l’Eritrea passando dal Sudan ed evitare così lo Scioa, in fermento per la guerra csatenata da Menelik contro l’Italia. Sventuratamente, nel mentre Sacchi sulla via del ritorno viene massacrato nelle vicinanze del lago Margherita, il capitano Bottego, circondato dagli abissini nel marzo 1896 cade mortalmente colpito durante la furibonda mischia che segui in località Gobò a 60 km. da Gambela.

Venutelli e Citeri furono tratti prigionieri insieme ai 26 superstiti, degli86 componenti la carovana. Pochi mesi dopo questo eccidio e precisamente nel dicembre ‘896 gli Abissini si rovesciano su Lugh, ove sventolava il tricolore difeso dal Ferrandi. Malgrado l’accanimento dell’assalto, ripetutosi per ben cinque giorni con estrema violenza, il fortino seppe resistere e il pugno di uomini comandati dall’eroe Novarese mise in fuga le bande dei feroci attaccanti infliggendo loro perdite gravissime.

Nel 1920, partendo da Assab, il sen. Prof. VINASSA DE REGNY portò a compimento la prima esplorazione sistematica della Dancalia settentrionale, regione che nove anni dopo doveva venir ripercorsa da NESBITT, proveniente dalla valle dell’Auasc, e dal barone RAIMONDO FRANCHETTI. Questi nella drammatica traversata dell’orrido deserto lavico ebbe l’avventura di rintracciare il 24 maggio 1929 i resti della seconda spedizione Giulietti, e riportarli pietosamente in Patria.

E chiudiamo l’elenco glorioso dei massimi esploratori Italiani dell’Africa Orentale, ricodando la spedizione organizzata e condotta da S.A.R. IL DUCA DEGLI ABRUZZI nel 1928- 29. Partito da Hadama, stazione della ferrovia Addis Abeba - Gibuti, il 27 ottobre 1928, esplorò compitamente tutto il corso dell’ Uabi-Uabi Scebeli, raccogliendo i dati che servirono a fissare con esattezza il regime del fiume che dà vita a importanti coltivazioni e impianti industriali sorti, per iniziativa del Grande Principe, lungo il corso inferiore dello Scebeli : il Fiume dei Leopardi. L’opera del pioniere che riposa nella terra africana da lui redenta è un monumento di civiltà che l’Italia addita ai suoi figli e al mondo intero, per stimolare i primi a seguire le chiare orme del Maggiori e indurre lo straniero a più oneste meditazioni e doverosi riconoscimenti. (*)

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A cura di Gian emilio Belloni, La Redazione.

(*) . L’Autore si riferisce per caso alle sanzioni verso l’Italia, volute dai figli di Albione e soci vari?

 

 

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