Individuo e Associazione

I dolci e struggenti ricordi del periodo vissuto ad Asmara favoriscono la riflessione su un aspetto della vita in Patria dove si è dovuto lentamente “subire” e infine accettare un modo di vivere molto diverso. Noi ex coloniali siamo certamente più individualisti dei nostri connazionali, ma non egoisti ed egocentrici nel senso più spietato della parola. Preserviamo la nostra individualità umana, sappiamo ancora creare, immaginare, inventare la vita perché nella nostra giovinezza fummo posti di fronte alla necessità di far emergere le potenzialità latenti in ognuno di noi.

Sono certa che molti di voi saranno d’accordo sul mio rifiuto di certe mode associative imposte e che limitano lo spazio di manovra dell’individuo, lo fanno recedere da certi slanci e lo rinchiudono nello spazio ristretto di un vivere senza imprevisto. Del resto anche in arte, musica, politica si incomincia a scorgere l’esigenza di liberare l’individuo dalle pastoie in cui è stato gettato.

 

 La tendenza di questi ultimi anni e la legislazione stessa che di tale tendenza ha sanzionato i termini ed i contorni, ha portato alla costituzione di gruppi, associazioni, cooperative e aggregazioni di vario genere, in cui l’individuo, così associato, dovrebbe trovare la sua ragione di essere.

Con lo strumento associativo, si possono ottenere sovvenzioni e appoggi al varo di una iniziativa ma l’individuo ha bisogno di questo ombrello protettivo per realizzare lo scopo che si prefigge. Da solo, l’individuo è nessuno. E non gli bastano le adesioni di altri individui poiché determinante sarà sempre il consenso e l’appoggio di personalità politiche o di cittadini magnanimi, che da tali associazioni traggono prestigio e potere.

Nel suo forzato isolamento l’individuo muore; nell’associarsi ad altri egli si cambia nome, assume una sigla anonima e si muove disperatamente per coinvolgere nella sua associazione una personalità di prestigio che rappresenti il canale giusto per la realizzazione del proprio scopo. Se si considera che le associazioni debbono per statuto non avere scopo di lucro, non è semplice reperire sostenitori o aderenti, dato che il solo stimolo per molti individui è rappresentato dal profitto.

Questo vale per l’individuo che promuove l’associazione e ne diventa rappresentante legale. Pensiamo ora agli associati; molti di essi aderiscono perché sfiduciati, e tale condizione li spinge ad associarsi con leggerezza ad organismi di pressione o di dubbia personalità giuridica per trovarsi poi in situazioni dolorose quando si fa luce sull’operare di essi e si scopre l’intrigo ed il disegno di una mente (o più di una) che della loro buona fede si è valso per i propri fini,

L’individuo è ormai solo e nudo; se si era temuto l’insorgere della figura

carismatica, non è con lo svuotamento dell’individualità umana che ciò viene evitato. Il proliferare di associazioni, gruppi, aggregazioni con motivazioni e scopi diversi ha determinato l’insorgere di “figure di potere” che agiscono nell’ombra, e attorno alle quali si raccolgono gli individui spogliati di ogni capacità di azione individuale, i quali delegano a tali figure di potere la soluzione dei propri problemi.

Gli individui sono tutti portatori di idee; il mondo delle idee è affascinante. Quelle che rasentano l’utopia sono le più stimolanti poiché sul modello utopico si costruisce lentamente il progetto fattibile e lo si adatta alle condizioni storiche e di sviluppo del momento. ma tenendo sempre presente quel modello utopico che dal mondo delle idee trae il proprio nutrimento.

Vero è che nella discussione con gli altri si mettono a fuoco gli aspetti concreti di un’idea e che la scienza stessa è un processo di realizzazione della intuizione scientifica di una intelligenza che ha bisogno di confrontarsi con altre intelligenze, ma è anche vero che la forzata aggregazione priva l’individuo del proprio naturale spazio di manovra.

L’individuo è in verità un’isola ed ogni isola è diversa dall’altra: nei contorni, nella vegetazione, nei colori; l’individuo-isola può formare un arcipelago con la sua mobilità e capacità di comunicazione. Ma resta pur sempre un’entità unica e irripetibile, come la sua nascita fu evento unico e irripetibile. Così gli individui si muovono e si riuniscono e si allontanano, per rimanere sempre, a dispetto di tutto, entità uniche e irripetibili. Il mare che circonda l’individuo-isola non lo segrega, né lo obbliga a restare dove è poiché i ponti che egli può gettare verso gli altri sono fatti di pensieri, di idee e di parole che vengono compresi e determinano risposte.

E’ tempo che si dia di nuovo spazio all’individuo come portatore di idee; ascoltiamo se ha proposte da fare e non diciamogli di costituirsi in associazione. Egli si troverà in difficoltà a trovare aderenti, non verrà compreso se non prospetterà eventuali profitti e non riuscirà a coinvolgere una “figura di potere” che di lui e della sua associazione si farà scudo per propri fini.

La storia di questi anni registrerà una totale assenza di azione individuale creativa; gli individui sembrano sospinti in massa verso modelli consumistici di successo materiale, hanno dimenticato di essere prima di tutto i componenti di una grande società che può vivere e migliorarsi con il contributo creativo e operoso di tutti. Il loro sottrarsi all’impegno sociale viene giustificato con la sfiducia in se stessi e la solitudine tipica del nostro tempo, ripetendo frasi tratte dalla pubblicistica e dai mezzi di comunicazione di massa. Pochi sono coloro che si soffermano a pensare per individuare la ragione del loro malessere.

Ma la ragione è semplice; gli individui debbono rifiutare ogni degenerazione del principio associativo e riunirsi in gruppi, cooperative, associazioni portando all’interno di essi tutto il loro cristallino entusiasmo e la volontà di realizzazione dei propri ideali di individui liberi e forti. Rifiutino essi la “figura di potere” che li paralizza e li riduce a manichini, stringano le maglie per contrastarne il cammino e denuncino apertamente ogni intromissione, affinché si ridia al principio associativo il significato che deve avere.

Gabriella Gasparini

(Mai Taclì N. 1 -1982)