Ligg Jasù:un imperatore sbagliato, un fantasma senza pace


Al momento del declino fisico e mentale di Menelik la regina Taitù, sua moglie originaria del Semien, tentò di costituirsi per la successione ma fu ostacolata 

re

dagli Scioani con un pronunciamento, che attuarono, per non perdere il loro primato.
Menelik prima di morire, la sua morte avvenne il 12 dicembre 1913, designò suo successore Jasù (o Jassu) Micael suo nipote, figlio di sua figlia Scioa Regga e del suo secondo marito Ras Micael, musulmano, dei Uollo Galla. La scelta dell’Imperatore era dettata dal carattere duro ed imperioso del giovanissimo nipote che quindi sarebbe stato idoneo a tenere a bada i Ras e la miriade di ambiziosi, dopo la sua morte.
Il giovane conosciuto e poi passato alla Storia come Ligg Jasù ove “ligg” significa letteralmente: piccolo, giovane, nel caso rampollo e per estensione principe ereditario; dimostrò subito di essere vizioso e degenerato. Egli era inoltre attirato dalla religione musulmana del padre e questo non favoriva la sua popolarità tra gli Abissini né gli impediva di amare l’alcol.
Durante la Prima Grande Guerra mostrò aperta simpatia per la Turchia alleata degli Imperi Centrali interessati a destabilizzare la zona a danno degli avversari: Inglesi per quanto riguardava le vie d’acqua del Mar Rosso ed Italiani per quanto riguardava la colonia Eritrea.
Istigato da quelle Potenze ad attaccare ed invadere l’Eritrea e già si accingeva a farlo, quando gli Inglesi decisero la sua eliminazione che accelerarono convincendolo a sposare una maomettana, la figlia di Abubaker commerciante di Harar. Ottantamila Preti Copti allora insorsero e ne chiesero la destituzione come spergiuro.
Il 27 settembre 1916 un pronunciamento Scioano lo depose dal trono e segregato, con un destino che ricorda l’enigma della Maschera di Ferro, persona di alto lignaggio ma sgradita a Luigi XIV che lo incarcerò a Pinerolo località per i Francesi allora molto remota. Fu proclamata imperatrice Zauditù, altra figlia di Menelik e poiché questa non aveva figli, fu riconosciuto suo erede Ras Tafarì figlio di Ras Maconnen un artefice, questo ultimo, della creazione del nuovo impero ormai esteso, a sud, sino alla Somalia ed al Kenya.
Ras Maconnen fu infatti il primo governatore cristiano di Harrar, un emirato antichissimo ormai da lui conquistato. Le grandi doti del figlio Tafarì ed aver egli avocato a sé la poli- tica estera lo portarono ad essere l’Hailè Sellasiè che tutti ricordiamo.
Anche la mediazione di Afework Ghevrè Jesus, un Etiopico che viveva ad Asmara e che aveva sposato una torinese, sollecitato dal governatore Salvago Raggi non fu estraneo alla decisione di Ligg Jasù a non attaccare l’Eritrea.
Afework G.J. conosceva l’ammirazione di Ligg Jasù per la bellezza di Jolanda di Savoia e lo convinse che attaccare l’Eritrea era il modo migliore per rompere con i Savoia e compromettere così le sue improbabili brame.re2
Era infatti noto che questo Principe ammirasse molto le donne di razza bianca al punto che pur di possederne attaccava, da giovane, con i suoi accoliti le case e le botteghe di: Greci, Armeni e Turchi violentandone le mogli dopo aver umiliato e frustato i mariti oltre che circondarsi, quando poteva, di prostitute europee.
Ma nel 1935 gli Italiani per delegittimare Hailè Sellasiè prima di at-taccarlo, con un cinico calcolo politico, si ricordarono di Ligg Jasù e della sua casata, per riabilitarlo e lo cercarono, ma provvidenzialmente Hailè Sellasiè lo aveva fatto assassinare all’inizio delle ostilità.
Ligg Jasù prigioniero da diciannove anni e debilitato venne ucciso probabilmente nella notte del 24 novembre 1935 nel castello di Grauà dal fitaurari Scimellis e dal monaco (abba) Hanna. Il suo cadavere sarebbe stato gettato nel torrente Gobellì o nel lago Aramajo. Le estese ricerche eseguite dagli Italiani nel 1936 e 1937 per provarne il crimine, non ebbero alcun risultato.
Secondo la descrizione che invece riporta la Giuda dell’A.O.I. l’atto conclusivo avvenne nella rocca di Graua a suo tempo curata da Ras Maconnen, a difesa del territorio e sita a circa settanta chilometri da Harar “… fu scelta da Hailè Sellasiè per tenervi prigioniero Ligg’ Iasù, che vi languì per vari anni e fu ucciso per ordine del Negus dopo le nostre prime vittorie dell’autunno 1935: Il fabbricato dove ora è il presidio, costa di un triplice recinto in muratura, a pianta rettangolare e con quattro basse torricelle agli angoli. Nel mezzo del recinto interno è il basso edificio della prigione, chiuso da un portico a inferriate e consistente in una camera rettangolare semidivisa in due vani, con finestrelle in alto; il vano interno rispetto alla porta d’entrata ha una fascia di rivestimento in legno, su cui è visibile, tra i fori delle pallottole che uccisero Ligg’ Iasù, la croce da lui segnata col sangue prima di spirare.” Pagg.449, 450 della citata Guida.

Rivalta di Torino lì 27 febbraio 2012.

Cristoforo Barberi.

Testi di riferimento:
Consociazione Turistica Italiana: Guida dell’A.O.I. Milano 1938.
F. Bandini:”Gli Italiani in Africa” Ed. Longanesi & C. Milano 1971.