Gli anni dei 13 mesi

Premessa: con questo pezzo ho deciso di cessare la mia collaborazione con il Mai Taci! che, grazie all'influente raccomandazione di Alce ha accettato i miei poveri scritti.

Ringrazio di cuore Marcello Melani che non mi ha mai censurato e non mi ha mai dato bacchettate sulle dita.

Io mi diverto a scrivere soltanto se posso usare un po’ di sfottò, e se non mi diverto, è inutile che scriva.

Ho notato che chi scrive dell'Eritrea diventa sentimentale, languido, nostalgico, poetico, retorico e tende a somigliare allo Scerbanenco prima maniera e a Liala e a Carolina Invernizio.

L'Eritrea benamata risulta trasformata in un cocktail nel quale sono state miscelate con arte sopraffina, la California del Sud, le Antille, le Haway, una spruzzatina di Madagascar e una scorza di Sicilia e serve da fondale a storie tormentate, a tragici amori, a episodi da libro Cuore con sottofondo storico più o meno reale.

Asmara che, ai tempi normali poteva essere fonte di ispirazione poetica alla stregua di Avellino o di Abbiategrasso, fa ora vibrare le fibre di esuli cuori che partoriscono versi e versacci.

La spiaggia di Gurgussum con il villaggio del Sole (che nome originale!) accende di rimpianto anche gli animi più coriacei quasi fossero stati orbati delle auree sabbie di Mustique.

Parlano di quegli anni come se li avessero attraversati tutti con piede leggero e avessero dato loro cose mai più viste, mai più sentite, mai più provate.

Mi chiedo se era proprio così. E credo di no.

Gli amici e i compagni di allora sono divenuti, in prosa o in versi, indimenticabili, inimitabili, insostituibili, cosi come gli avvenimenti sono diventati, perlomeno, memorabili e avvolti in auree da leggenda.

Tra questi avvenimenti non ricordo nulla di eccezionale a meno di non voler catalogare sotto questo aggettivo i matrimoni, le nascite, le morti.

L'encefalogramma dei tredici mesi era sempre piatto e lo scorrere del tempo monotono, come il cadere della sabbia nella clessidra.

Gli amici erano sì insostituibili: ci aiutavano a colorare di mille colori il grigiore di quegli anni. Ci aiutavano a costruire giorni vivibili con le loro emozioni. Giorni che ora ci ostiniamo a rimpiangere come irripetibili senza pensare che è la giovinezza di allora che é irripetibile e non i giorni.

Mentre in quegli stessi anni l'Europa era un fermento di idee e di vita noi, nel Paese dei tredici mesi di Sole, passavamo il tempo contando gli amici che sempre più numerosi ci lasciavano stanchi della fatica di Sisifo di colorare il nulla, di costruire giorni nuovi per farli sembrare diversi l'uno dall'altro.

Tredici mesi di sole. E di cose stantie.

Quotidiani che giungevano già vecchi, films stagionati e scadenti, rotocalchi censurati, musei inesistenti, spettacoli surrogati autarchici, mostre... sorelle di mostri.

Era un avvenimento perfino il tè del CUA.

Di molti, di troppi amici indimenticabili abbiamo dimenticato il nome di battesimo e le sembianze, ma, forse per pudore, ci rifiutiamo di ammetterlo e abbracciamo con grandi sorrisi persone di cui poi andiamo a chiede l'identità per sapere almeno a chi abbiamo detto ' 'felice di rivederti".

Scriviamo per costruirci una vita da protagonisti. Finalmente attorno al nostro personaggio ne ruotano altri di secondo piano e i luoghi diventano il nostro palcoscenico, il teatro delle nostre gesta.

Finalmente non siamo più anonime figure di contorno: siamo i primi attori. E non è decoroso essere attori comici: è meglio essere gli eroi di storie drammatiche, tristi, malinconiche che parlano di amori perduti, di sogni infranti, di esodi laceranti.

Nessuno deve toccare il sacro retaggio, nessuno deve profanare il nostro paradiso perduto. Che poi non era neppure nostro: e gli ospiti, prima o poi, puzzano.

*   *   *

Che mi serve scrivere se non posso sfogare la voglia matta di sfottere Lino Rossi, Sergio De Paoli, Mauro Dall'Asta, Cicci Dell'Oro, Oscar Ramponi e Sergio Vigili che spande aggettivi di miele e citazioni letterarie per la sua ventosa Decamerè?

Come si fa a sorvolare silenziosi l'incontro Tyson-Alce, i raffinati ventriloquismi di Maugeri, l'ultima poesia di Rampone e le recensioni in serie sfornate come panettoni Motta, da Alce?

Mi sono violentato una volta per parlare bene delle cavallette che detesto e non voglio rifarlo.

Scriverò un libro solo per me edito in copia unica da un mio amico tipografo, e quando il sole accende di fuoco i vetri delle finestre, rileggerò qualche riga per dirmi bravo.

Angra

 

(Mai Taclì N. 2,3-1989)