Il ritorno


Dopo addii ed abbandoni, pare sia venuto il momento degli arrivederci, dei ritorni.

La notizia della liberazione dell'Eritrea si è diffusa come rintocchi di festose campane nell'aere terso del dì di festa.

Siamo tutti in fermento come una vasca della birreria Melotti, tutti ansiosi di saperne di più. Gli intraprendenti non hanno perso tempo: sono partiti e mai volo è parso così lungo.

Anche il Mai Taclì non si è fatto sorprendere. I preparativi per il ritorno sono in fase avanzata e, in linea di massima, si conosce già il programma.

Il jumbo noleggiato per il volo collettivo è già stato ridipinto e sulle fiancate campeggiano le scritte "MAI TACLI-VOLO DELL'AMICIZIA".

Nelle tasche dei sedili sarà a disposizione dei viaggiatori un numero speciale del giornale, tutto a colori, che riporterà tutti gli avvenimenti previsti durante il soggiorno, oltre ad articoli delle migliori penne maitacliste e i resoconti dei primi visitatori.

L'entusiasmo è alle stelle.

C'è chi afferma di avere ricevuto l'invito ufficiale a rientrare per riprendere possesso della sua casa con la preghiera di far conoscere le tinte preferite per i diversi vani in modo da potergli far trovare tutto pronto.

C'è già chi restituisce i soldi degli indennizzi con gli interessi pur di poter rientrare nell' amata casa massauina davanti alla quale dondola il motoscafo in attesa di solcare le acque cristalline alla ricerca della squisita cernia.

Nel frattempo, sotto la direzione di un rinomato architetto epigono di Panseca, si sta attrezzando l'aeroporto internazionale di Asmara per l'arrivo del jumbo dell' amicizia.

Una corsia rossa, protetta da una serie di cupole a tempietto per proteggere dal sole le teste ormai disabituate dei viaggiatori, correrà dalla scaletta dell'aereo fino all' entrata dell'aerostazione, il cui salone sarà addobbato con striscioni inneggianti ai fraterni rapporti, con panoplie di lance e scudi sovrastate da teste imbalsamate di facoceri.

Una lunga tavola ricoperta di papaie di Mai Aini, zaituni, annone, mandarini e manghi spanderà inebrianti aromi che inviteranno i partecipanti ad affrontare il ricco buffet senza troppe remore.

Dopo gli eloqui di benvenuto e gli scambi dei doni tra le due delegazioni, gli ospiti saranno accompagnati in albergo su confortevoli autobus.

Il mattino seguente, il direttore del Mai Taclì procederà alla cerimonia della posa dell'ulivo nel parco dell'ex palazzo governatoriale per poi dare il via alla visita alla città.

Seguiranno visite a Massaua con relative immersioni nelle acque purificatrici del Mar Rosso e grandi mangiate di pesce arrostito sulla spiaggia.

Il rientro ad Asmara sarà contrassegnato da una commovente cerimonia alla Casa degli Italiani il cui presidente offrirà, ai fratelli tornati all'ovile, una cesta di fichi d'India e un anfora di berberè e officerà quindi un rito propiziatorio ai numi tutelari della ritrovata pace.

I partecipanti avranno, quindi, il resto della giornata libera per andare a visitare i luoghi a loro più cari: la strada in cui hanno abitato, la scuola che ha visto i loro verdi anni, il posto in cui hanno incontrato il primo amore, il bar dove si incontravano con gli amici, l'ufficio in cui hanno cominciato a lavorare, la chiesa in cui si sono sposati, il negozio, la posta, il parrucchiere...

Prima di ripartire si gettano monetine nella fontana di Ghezzabanda e si asciugano lacrime non troppo furtive.

Il possente jumbo rulla sulla pista e si alza nel familiare celeste del cielo asmarino, mentre tutti si accalcano ai finestrini per un ultimo sguardo un po' velato.

Ormai gli occhi non vedono più nulla, ma vede tutto la mente, ed il cuore, ringiovanito pare che pulsi più ritmicamente e tutti si ripromettono di ritornare a settembre quando i tessitori fanno sentire i loro canti di amore e il sole sparge l'oro sui fiori del Mascal.

Grazie Mai Taclì. Questo sì che è stato un viaggio altro che Bahamas.

Marcello, come il buon insegnante che ha portato la classe in gita, si sente in pace con se stesso: ha compiuto un'altra opera buona.

E noi gliene diamo merito.

Angra

 

(Mai Taclì N. 6-1991)