PRESENTAZIONE DEL VOLUME

LE ISTITUZIONI SCOLASTICHE ITALIANE IN ETIOPIA

UNA STORIA TRA DIPLOMAZIA ED EMANCIPAZIONE SOCIALE, 1956-2000

 Le istituzioni scolastiche

Da alcuni giorni è in distribuzione il volume “Le Istituzioni scolastiche italiane in Etiopia - unaDa alcuni giorni è in distribuzione il volume “Le Istituzioni scolastiche italiane in Etiopia - unastoria tra diplomazia ed emancipazione sociale, 1956-2000”, Mimesis Edizioni, pag 426, euro 34. Ilvolume è opera di Nevio Dalle Fabbriche e Simona Stefanelli, docenti di ruolo presso le scuoleitaliane di Addis Abeba nel periodo 2006-2015.Il volume si occupa delle principali vicende che hanno contrassegnato la vita delle istituzioniscolastiche italiane, statali e private, in Etiopia nel secondo dopoguerra e fino alla soglia degli anniduemila.

Si tratta di istituzioni che non sono mai state oggetto fin dalla loro nascita di alcunaindagine sistematica. La stesura materiale del volume è stata preceduta da un lungo lavoro di ricercasvolto dagli autori presso gli archivi storici dell’Ambasciata d’Italia e delle scuole statali italiane diAddis Abeba.

Il volume segue una impostazione di tipo cronologico con l’inserimento di numerosiapprofondimenti. Per ciascun ordine di scuola si ripercorrono i motivi e le vicende che ne hannoportato alla costituzione. La vita scolastica è analizzata in termini di: flussi e caratteristiche degliiscritti, esiti scolastici, organizzazione scolastica, proposte didattiche e pedagogiche, rapporti con igoverni vigenti in Etiopia nel periodo considerato (ordinamento statale imperiale fino al 1974,ordinamento di tipo comunista fino al 1991, ordinamento democratico federale).

Il volume sviluppa ed approfondisce l’assunto che l’istituzione di una scuola italiana in uno statoestero abbia inevitabilmente valenze che vanno ben al di là degli aspetti educativi per entrare nelcampo della politica e della diplomazia. Ciò è tanto più vero nell’Etiopia del dopoguerra inconsiderazione dei difficili rapporti politici fra i due paesi (Italia ed Etiopia) che riallacciaronorelazioni diplomatiche solo nel 1952.

All’inizio del 1956 venne raggiunto un accordo sulleriparazioni di guerra e, alcuni mesi dopo, giunse l’autorizzazione del governo etiopico all’aperturadi una scuola elementare italiana e successivamente di altri ordini di scuola. Data la particolarenatura delle scuole statali italiane presenti all’estero - affidate alla gestione del Ministero degliAffari Esteri per mezzo degli agenti diplomatici e consolari presenti in loco - il volume tratta inmodo approfondito dell’azione svolta dalle autorità diplomatiche e consolari italiane presenti inEtiopia durante tutto il periodo oggetto di analisi (1956-2000).

Con la fine del regime negussita, a metà degli anni settanta, si chiude la prima fase di vita dellescuole italiane; la seconda fase si sviluppa nel periodo di governo del regime comunista etiopicoche va dalla metà degli anni settanta al 1991; l’ultima fase si sviluppa nel contesto di un governoparlamentare e democratico (la Repubblica Federale Democratica dell’Etiopia costituitasi nel 1995).La narrazione cronologica delle principali vicende vissute dalle scuole italiane in Etiopia siinterseca strettamente, nello sviluppo del testo, con una serie di approfondimenti su temiriguardanti: l’evoluzione e le caratteristiche della collettività italiana residente nel paese dagli anniquaranta alla fine degli anni novanta e il rapporto della stessa con le scuole italiane; l’istituzione dicorsi di lingua italiana per stranieri e la nascita dell’Istituto italiano di Cultura; la presenza italianain campo educativo, culturale e ricreativo negli anni immediatamente precedenti l’istituzione dellescuole statali italiane; la condizione giuridica, economica e fiscale dei docenti “incaricati locali” dall’istituzione delle scuole italiane fino alla fine degli anni settanta; la narrazione delle vicendedall’istituzione delle scuole italiane fino alla fine degli anni settanta; la narrazione delle vicenderelative alla costruzione di un edificio che potesse accogliere tutte le scuole italiane.

Quest’ultimotema, trattato in modo ampio nel testo, attraverserà tutti gli anni sessanta trovando una positivasoluzione solo all’inizio del decennio successivo con la costruzione del plesso scolastico tutt’orasede delle scuole statali italiane.Una sezione del volume è dedicata alle scuole private italiane sussidiate dal Ministero degli AffariEsteri nell’intervallo di tempo che va dall’inizio degli anni cinquanta fino alla fine degli annisettanta.

L’attività di queste istituzioni educative, con esclusione della Scuola materna italianaprivata di Addis Abeba, cesserà nella seconda parte degli anni settanta in concomitanza con lapartenza dall’Etiopia di gran parte degli italiani che vi risiedevano.

Si tratta di istituzioni educative,in parte di matrice religiosa, sparse in centri minori del paese a volte distanti da Addis Abeba, dovevivevano, in condizioni spesso difficili, piccole comunità di connazionali impossibilitate a dare ailoro figli una formazione scolastica di matrice italiana.La parte finale del volume narra la vita delle scuole italiane durante gli anni ottanta e novantasegnati dalla crescente presenza di alunni di madrelingua e cittadinanza etiopica.

All’inizio deglianni novanta l’instaurazione di un sistema politico democratico in Etiopia faciliterà una profondariorganizzazione delle scuole italiane consentendo loro di uscire da un certo isolamento didatticometodologicoe mettendole in sintonia con quanto di innovativo stava avvenendo in Italia. Vengonocosì realizzati, nei vari ordini di scuola, importanti progetti sperimentali che per la prima voltatentano di definire un progetto didattico e culturale costruito in stretto rapporto con l’ambientesocio-culturale circostante.

L’esperienza indotta dalle sperimentazioni degli anni novanta prepareràquella scuola dell’autonomia che oggi sperimenta le proprie potenzialità.PrefazioneNel grande silenzio sul passato africano dell’Italia non sorprende la quasi assoluta assenza diinformazioni sulle scuole che il nostro Paese ha posto in essere a partire dagli anni Cinquanta in Etiopia dopo la traumatica occupazione militare del 1936-1941, i fasti effimeri dell’Imperoafricano, e il difficile dopoguerra con la graduale ripresa dei rapporti diplomatici tra i due Staticonclusi soltanto a partire da metà anni Cinquanta.

La scuola italiana di Addis Abeba, con i suoioltre 500 studenti iscritti, soprattutto etiopici ma anche italiani, greci, armeni, non ha mai raggiuntola solidità istituzionale e il favore governativo concesso alla consorella eritrea, la Scuola italiana diAsmara con i suoi 1200 studenti – la più grande e antica scuola italiana all’estero – che è ancoraoggi, a distanza di più di cento anni dalla fondazione, luogo importante di formazione (e di identità)della classe media eritrea e della sua dirigenza.

Eppure la Scuola italiana di Addis Abeba, situata nel centro della città nel quartiere di Aredà, lavecchia Piazza sovrastata dalla Chiesa di San Giorgio e dalla statua dell’imperatore Menelik, si èguadagnata negli ultimi anni una posizione di tutto rispetto nell’ambito dell’offerta educativa primaria e secondaria nella capitale etiopica addestrando i figli della piccola borghesia, soprattuttoprimaria e secondaria nella capitale etiopica addestrando i figli della piccola borghesia, soprattuttoartigiani, piccoli commercianti, funzionari statali provenienti spesso da strati non abbienti dellapopolazione, tutte famiglie, molte miste, che non potevano permettersi di pagare le tasse diiscrizione alle più prestigiose (e costose) Scuola francese, inglese o americana, e che hanno trovatonella Scuola italiana un ambiente e una cultura educativa di buon livello oltreché una accentuataaccoglienza e inclusione per le fasce meno consolidate dei ceti urbanizzati.

Così, nei molti anni incui ho soggiornato nella capitale etiopica tra la fine degli Anni Settanta e la prima decade del nuovomillennio, passare davanti alla Scuola Italiana all’Avenue Zelay Belleke all’ora di entrata o di uscitadei ragazzi sembrava di essere davanti a una qualunque scuola italiana di quartiere qui da noi: urla,grida, risate, saluti e scherzi in italiano o in amarico, con i genitori in ansia che aspettano i figli inmacchina o dietro le transenne, i venditori di frutta fresca, melanzane o carciofi in attesa ai cancelliper offrire loro le primizie di stagione.

E’ questo sfondo politico-culturale di mescolanza linguistico-culturale, e di fondata persuasione chela convivenza con i passati dominatori malgrado tutto è possibile, che ha permesso il ‘successo’della scuola italiana di Addis Abeba e il suo lento progredire da una scuola elementare tenuta inpiedi nel dopoguerra da un’insegnante rimasta a vivere con la famiglia in Etiopia dopo laliberazione fino all’Istituto Comprensivo di oggi specializzato nell’insegnamento secondario delleScienze Umane e nella formazione dei geometri.

Gli autori del volume, docenti entrambi presso laScuola italiana di Addis Abeba per quasi un decennio, hanno ricostruito con cura e passione letappe, le vicende, i contrasti - con le autorità locali non meno che con le direttive dei ministeriromani - in merito alla gestione della scuola, agli insegnamenti da impartire, se adeguare o meno iprogrammi e le regole di insegnamento al curriculum etiopico, se insistere sul carattere italianodella scuola o il suo essere un luogo di formazione italiana per alunni soprattutto ‘stranieri’ con tuttele conseguenze di queste scelte.

Non si può scordare infatti che la scuola italiana di Addis Abeba,come quella di ogni scuola italiana all’estero, è affidata come guida locale, concezione gestionale etutela degli interessi al giudizio e alla sorveglianza della rappresentanza diplomatica locale - nelcaso specifico l’Ambasciata d’Italia a Addis Abeba - e quindi la sua presenza e presa nel paeseospite va inserita (nel bene e nel male) nella più ampia politica economico-culturale esercitata dalnostro Paese nel Corno d’Africa con tutte le sue tensioni e alternanze di interessi e di criteri guida alivello governativo.

Ciò è tanto più vero se si tiene conto che, nei settanta anni di vita della scuola non solo il governodel paese è cambiato più volte, da quello imperiale autocratico di Haile Sellassie a quello socialistamilitare di stampo sovietico del Derg fino al federalismo etnico dell’EPRDF a guida tigrina, ma ilpaese è cresciuto enormemente a livello demografico, economico e culturale mentre intorno ad essosono mutati più volte gli scenari regionali e il sistema di alleanze internazionali costringendo i paesidonatori, tra cui massimamente l’Italia, a complesse e non sempre riuscite giravolte rispetto avicende politiche interne che hanno spesso messo a dura prova la politica africana dei diversigoverni italiani del dopoguerra.

E’ contro questa significativa e inusuale dimensione ‘diplomatica’ e forzatamente internazionale chesi dipana la tela di interessi e bisogni che motivano le scelte di aprire, consolidare, difendere le ragioni e cercare di espandere le scuole italiane in Etiopia, e in particolare l’Istituto Comprensivoragioni e cercare di espandere le scuole italiane in Etiopia, e in particolare l’Istituto Comprensivo“Galileo Galilei” di Addis Abeba, in un dibattito a più voci tra i vari attori politici e culturali delmomento, i rappresentanti di una collettività italiana di Addis Abeba che si assottiglia sempre piùdagli anni Settanta in poi, e le nuove direttive e metodi di insegnamento che cambiano nel tempo siain Italia che in Etiopia come mostrano gli autori di questo volume il cui appassionato e a voltecertosino lavoro di ricerca è esposto nelle pagine seguenti.

(Alessandro Triulzi)