AUTO E MOTORI

Giulio Ravasi crea ad Asmara, un prototipo all’avanguardia.

Giulio Ravasi giunge in Asmara sul finire degli anni Trenta poco più che ventenne, con un fratello apre due officine ravasi1meccaniche, di cui la principale in via Lucania. Si dedicano alle rettifiche, riparazioni e migliorie di motori e mezzi di trasporto. Sono figli d’arte, già a Melzo, dove Giulio si diplomò perito meccanico, costruiva motociclette da 250 nell’officina paterna e studiava già un motore innovativo.

Ma il suo capolavoro lo fece ad Asmara dove sebbene giunto da poco trovò o creò le condizioni, i materiali, le tecnologie per realizzare un motore compatto con tre cilindri, raffreddato ad aria, predisposto per la trazione anteriore del veicolo, con cambio e differenziale integrati. Il blocco compatto ricorda le esperienze fatte a suo tempo per le motociclette.

Passò quindi alla costruzione dell’intera vettura che poggiava su un telaio a longheroni scatolati di alluminio con innovative sospensioni indipendenti sulle quattro ruote con cerchioni fusi d’alluminio che incorporavano i tamburi dei freni. Ne produsse due esemplari che fece carrozzare in Italia riportandole in Eritrea dove poi si perse traccia. La cilindrata del motore era di settecento settanta centimetri cubi, di venti cavalli e pesava solo novanta chili, la metà di quello della Topolino, la carrozzeria poi aveva una linea filante di elegante ravasi2berlinetta, che non aveva più nulla a che fare con le linee tradizionali ed era decisamente moderna, raggiungeva i centodieci chilometri l’ora e consumava solo cinque litri di benzina per una percorrenza di cento chilometri.

Nel 1946 ottenne il brevetto dal Ministero Italiano per l’Industria e l’anno dopo anche quello della British Military Administration dell’Eritrea. Sebbene non rimpatriato forzosamente come avveniva dal 1941, quando nove decimi della nostra popolazione lasciò quel Territorio, anche i Ravasi furono costretti, anni dopo, a lasciarlo con la concessione di poter esportare cinquecento mila lire. Salvò però il motore che già si trovava in Italia.

Fin dal 1948 propose il progetto alla Fiat che cortesemente lo rifiutò rispedendo ad Asmara la documentazione ma nel 1950 uscì una vettura Fiat Pinin Farina la “11005 “che presenta tante e tali analogie con i prototipi di Ravasi da non potersi considerare casuali. Altre caratteristiche meccaniche simili sono riscontrabili nella leggendaria Mini progettata da Issigonis.ravasi3

 L’opera di Giulio Ravasi fu dunque un’altra occasione mancata per l’Eritrea, genio che fu ripagato, come molti altri, con scarsa riconoscenza e con l’oblio. Per sua fortuna ebbe l’opportunità di rifarsi negli Stati Uniti d’America ed in Italia, come costruttore di impianti per la distribuzione di carburanti. Collaborò con Enrico Mattei fondando e gestendo due aziende: SISAM ed ENI.

 

Giulio Ravasi, quasi ottantenne si ritirò ad Arenzano, sulla Riviera Ligure, dove si spense, novantaquattrenne nel 2003.

Dati tecnici ed immagini sono tratte dalla Rivista “EpocAuto”, n°8 del 2019 a firma di Nino Balestra.

M.T. La Redazione, gennaio 2020.

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