Giou-Giou, la Montagna Maledetta

giou1Erano i primi anni del millenovecentosessanta, sembravano eterni, che tutto dovesse accadere proprio allora, forse perché furono anni formativi per la professione e la vita dei miei coetanei, forse perché vivevamo felici in quella che continuavamo a credere la nostra Terra. Lavoravo come geometra, da pochissimo diplomato, presso l’azienda agricola Casciani e De Nadai di Elaberet quando ebbi un incarico che incominciò con il cambiare la mia vita.
Per ordine dei superiori avrei dovuto eseguire, in supporto al più noto ed esperto collega Finotto, una livellazione sul greto del fiume Anseba.

Scopo: lo studio di fattibilità di una nuova possibilità di irrigare i campi anche da quel versante.
La richiesta pareva strana perché già l’Azienda era stata resa funzionale dai grandi lavori eseguiti negli anni precedenti, anche con il mio modestissimo contributo, e questa nuova opera poteva appa-rire inutile. Certo non la pensavano così i Proprietari dell’Azienda che da veri pionieri, non si ada-giavano su quanto avevano già magistralmente realizzato, ma continuavano a progettare il futuro.
Si trattava quindi di organizzare una spedizione che partendo dall’Azienda intercettasse a sud-ovest il fiume risalendolo nella direzione che porta verso la stazioncina ferroviaria denominata anch’essa Elaberet una zona assolutamente deserta, inospitale percorsa solo da una pista che con-giungeva, in circa mezz’ora, solo la Stazione alle concessioni. 

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Casciani De Nadai, Acquisto eredi di Pasquale ed Acquisto eredi di Vincenzo ed al servizio esclusivo di queste. Non esisteva null’altro.
Io mi sentivo rassicurato dalla presenza del collega Finotto, lui molto esperto, avrebbe eseguito una cartografia di ampio respiro con triangolazioni e poligonali, io avrei solo dovuto rilevare l’andamento del greto del fiume e controllare la salita fino a trovare un punto che fosse certamente più alto dei campi e stabilire che lì avrebbe dovuta essere intercettata l’acqua e con un canale riportata a valle e rendere irrigui i campi.giuo3 Ma quando ci si dovette organizzare sorsero le prime difficoltà: gli aiutanti, i canneggiatori, tutti Bileni, non apparivano proprio entusiasti, anzi sondati più a fondo si dichiaravano contrari e ci sconsigliavano di prendere quella direzione. Poi, come sempre avrebbero ceduto ma ricordandoci che la responsabilità di violare una tale zona era nostra di Italiani testardi e nichilisti. Ci ricordavano che a metà del percorso sulla riva sinistra (orografica) del fiume esisteva una montagna che era la sede riconosciuta di Giou-Giou uno Spirito Maligno o meglio un Diavolo, addirittura, che era il più potente dell’intera valle; ma proprio lì bisognava andare? Ma era il caso di andare a disturbarlo pro-prio a casa sua?
Per nulla intimoriti e ridendoci sopra (noi geometri) la spedizione la organizzammo e durò pa-recchi giorni, ma molte le cose strane che accaddero, appena lasciata l’Azienda alle nostre spalle sparì la selvaggina. Non una lepre, una coturnice, uno sciacallo, un istrice o una iguana: nulla un si-lenzio di tomba calò in quella valle dove anche il fiume rea in periodo di secca.giuo4Mentre Finotto svolgeva magistralmente i suoi rilievi io mi arrabattavo ad individuare il fondo del fiume in una natura che sembrava sconvolta dai Titani in epoche a noi sconosciute. Il mio lavoro, apparentemente eseguibile da un alunno della terza classe del corso dei geometri, diventava improbo, non riconoscevo i luoghi, non ritrovavo i picchetti, ritornavo sui miei passi, rincominciavo da capo facendo una enorme confusione di dati e numeri e non venendo a capo di nulla e per nulla incoraggiato dai miei collaboratori.
Raggiunta poi la Montagna, senza risultati concreti, me la fecero notare: era l’unica completa-mente spoglia, ed era l’unica cosa che emettesse rumori infatti piccole frane e smottamenti erano continui ma talmente piccoli che non si notavano. Inutile ricercare una causa di questi movimenti: un animale, un uccello, niente di niente, mutava solo il luccichio di alcuni cristalli penso di mica o quarzo ai riflessi del sole la inondava; oltre non sono andato.
Dal fondo del greto fangoso alcuni fossili viventi ci guardavano come intrusi, si trattava di enormi pesci gatto adattatisi a vivere una vita quasi da anfibi nel fango e in attesa del ritorno dell’acqua, ci guardammo bene dal toccarli!
Provai un enorme disagio non so se provocato da Giou-Giou, dalla non collaborazione dei miei aiutanti, dall’insuccesso professionale che dovetti ammettere prima al collega Finotto e poi ai miei superiori. Fu una delle prime volte in cui le cose non andavano per il loro verso, dipendeva da me stesso o avevano ragione i Bileni? Spesso nella vita quando le cose non andavano bene, devo ammettere che la presenza di questo Spirito Maligno, mi si rimanifestava…..
Avevano quindi ragione i Bileni! Anche alla luce di tutto quello che capitò dopo.

Cristoforo Barberi. feb. ’15