Dio fammi vedere....


Leggendo l’erboso ultimo Mai Taclì  (n°2/2001), mi è venuto in mente un celebre giornale umoristico dei miei anni giovanili sul quale era sempre presente la rubrica “Dio fammi vedere…e poi raccoglimi pure accanto a quell’ anima benedetta”.

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Io direi “Dio fammi vedere uno storico imparziale e poi….” Per esempio Giuseppe Pepe scrive che Graziani era reduce da scaramucce libiche : purtroppo non è questa la verità. Gli italiani in Libia per sconfiggere il leggendario Omar Mukthar furono costretti a deportare intere popolazioni e furono impegnati in severi combattimenti dall’irriducibile guerrigliero… e la stessa cosa accadde in Abissinia dove il degiac Abebe Aregai ( poi nominato ras quando hailè Sellassiè tornò sul trono) non si arrese mai e con migliaia di armati (armi inglesi ) impegnò duramente le truppe coloniali italiane (ascari, principalmente, che si distinsero per innumerevoli atti di eroismo)

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Il buon Del Boca dimentica, ovviamente di proposito,di dire che diverse etnie etiopiche approfittarono dell’avanzata delle truppe italiane per dare addosso alle truppe di Hailè Sellassiè e che molti amhara si arruolarono nelle bande irregolari italiane (famosa quella comandata dal nostro ufficiale Bastiani poi promosso generale e decorato con medaglia d’oro) ribellandosi all’oppressivo e feudale governo imperiale. Ignora altresì, sempre volutamente, che, quando l’Italia pose il confine della colonia eritrea sul fiume Mareb, molte genti chiesero di entrare nel Mareb Mellasc (il paese al di qua del fiume) per sentirsi sicuri e protetti e che l’uso dell’iprite fu ridotto nel tempo anche per la sua scarsa efficacia alle altitudini etiopiche dove veniva molto presto disperso dai venti…

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Ma il discorso si avvita su se stesso e basterebbe far mente locale sullo stragrande numero di libri di storia in cui lo stesso episodio viene narrato in cento modi diversi e basterebbe leggersi alcune opinioni che degli storici hanno alcuni grandi studiosi: “la storia non è mai la storia ma la storia per” (C.Levi-Strauss ).

L’enunciazione storica degli avvenimenti è indipendente dalla loro verità oggettiva. Conta soltanto l’intenzione storica dello scrittore” ( E. Benvenista ). Aggiungerei, come ciliegina sulla torta,: Lo storico trova i fatti nei documenti, nelle iscrizioni e così via come i pesci sul banco del pescivendolo. Lo storico li raccoglie, li porta a casa e li cucina nel modo che preferisce” ( E. Carr )

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Per quanto si possa scrivere e si possa leggere, ognuno resterà della propria opinione, proprio come quando si va a votare: si sono ascoltati fiumi di parole, si sono letti diversi giornali e ognuno continua a dare il proprio voto alla parte per la quale si è schierato, indipendentemente da tutto il resto.

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Nessuno saprà mai se il colonialismo ha fatto bene o male all’Africa perché nessuno può dire come sarebbe l’Africa oggi se non ci fosse stato il colonialismo in qualsiasi forma esso si sia espresso.

Non bisogna, infatti, dimenticare che molti sovrani africani, prima della colonizzazione, combattevano e sottomettevano popolazioni più deboli per vendere i prigionieri come schiavi agli europei che li deportavano con le loro navi. E non bisognerebbe neppure dimenticare che, quando gli Stati Uniti abolirono la schiavitù, riportarono in Liberia alcune migliaia di schiavi liberati e questi, forti di quanto avevano appreso, sottomisero le popolazioni locali. Il colonialismo fatto da africani su africani è diverso da quello fatto da europei su altri europei o su africani?

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Mi sono lasciato un po’ trascinare fuori discorso perché volevo soltanto dire che, per me, era molto meglio il Mai Taclì del buon tempo andato quando ancora non si avventurava in diatribe storiche che lasciano il tempo che trovano perché ci sarà sempre chi sosterrà il contrario.

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Dio, fammi vedere un bel Mai Taclì con un po’ meno di verde e tanti bei pacati ricordi, piacevoli polemichette e nostalgiche memorie. E magari notizie aggiornate sull’Eritrea e poi…..

ANGRA

(Mai Taclì N. 5 - 2001)