1949: cinema Roma, domenica pomeriggio


E’ così in questo periodo, e nella vita i periodi si susseguono con monotonia che pare infinita ma poi, d’un tratto, spesso senza neppure rendersene conto, cambiano e sembra neppure siano esistiti. Beh, nel presente, quello che ci tocca attraversare in questi giorni, la domenica pomeriggio andiamo al cinema. Nel pomeriggio naturalmente chè la sera è tempo di stare in casa, tanto più che abitiamo a Villaggio Paradiso e i cinema sono in “Asmara” (pare incredibile dividere Asmara da Villaggio Paradiso o da Gaggiret o da Ghezzabanda: non è sempre Asmara? Ma tant’è.)
Siamo sempre noi tre: Liliana la mia sorella più piccola e la comune amica del cuore, Isa Granara. Abitiamo a pochi metri di strada e inutile dire che, oltre alla pallacanestro - la nostra squadra dell’Itala per la quale faremmo qualsiasi sacrificio e che, aiutate da Padre Placido abbiamo fatto nascere dal cortile della chiesa degli Eroi dove frequentiamo l’associazione cattolica - dividiamo altri interessi e la domenica pomeriggio è dedicata al cinema. Naturalmente scegliendo sempre il film che più ci aggrada soprattutto a causa degli attori. Rossano Brazzi, Ettore Manni, Gino Bechi… ecco lui ci fa sognare non solo per la sua bellezza ma per la sua voce..” Vieeni c’è una strada nel boscoooo… vuoi conoscerla tuuuu…” e questo motivo romantico ci fa sognare l’amore come una cosa meravigliosa, unica eterna…”... c’è una strada nel cuore… dove nasce l’amore, che non muore mai piùùùù…” e a sedici anni sembra anche vero, anzi E’ vero, (non per tutte eh? Chiedo scusa a coloro che invece hanno abbandonato questi sogni già da prima, da prima). 


 

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Partiamo da Villaggio Paradiso subito dopo mangiato con in tasca il prezzo del biglietto uscito dal portafoglio di papà
e la raccomandazione di tornare presto. Del resto vogliamo vederlo anche 2 volte e quindi ci si affretta che la strada è lunga. Poi ci fu un momento in cui i cinema proiettavano un film indiano e uno italiano. E noi, pur di vederlo almeno una volta e mezza, ci sorbivamo anche quello indiano. Che per fortuna era sempre abbastanza breve.
La strada è tanta che i films italiani li proiettano in questo periodo sempre al cinema Roma e al Teatro Asmara. L’Augustus e l’Odeon che ci sarebbero più vicini trasmettono quelli americani. E allora la distanza è tanta: prima tutta la strada per Keren (abitiamo al Campo Cicero, quindi alla fine della periferia), e giù fino al Regina Elena, e su per il viale Crispi, e ancora giù per la scala degli zoppi e dritte per tutto viale Roma. Non ci sono scorciatoie. Tutto fiato per la pallacanestro, contento il nostro allenatore Ermete Rebucci che non è mai soddisfatto e non la finisce di farci fare giri di campo.

 

 

Anno 2003...:.nell’atrio esposto l’antico proiettore.


E questo periodo è poi passato, così, col tempo, con gli anni forse, a tradimento?, anche, ti ritrovi a dover fare i conti con altri avvenimenti. Il cinema sempre si, ma ha cambiato orario, è diventato l’ultimo spettacolo, quello della sera, pagato dai ragazzi che ci fanno compagnia, poi dai fidanzati e poi dai mariti e per chi non ha né l’uno nell’altro, ha sempre la busta paga.
E sono cambiate anche le scelte dei films: ora si va a vedere quelli americani con i sottotitoli e per chi, come me, riesce a leggerne una riga su quattro, fa finta di ridere quando vede lo fanno gli altri, tanto, pazienza non capire tutto quando si sta in compagnia che è la cosa più importante. E ora sono i ragazzi che ci prendono in macchina e ci riaccompagnano a casa e Villaggio Paradiso è rimasto laggiù. Senza di noi, certo.
È un’altra epoca e ora ci sono Tayron Pawer e Gregory Peck e Steve McQueen e Rock Hudson e… ma senza aver dimenticato “la strada nel bosco” e anche l’amore romantico di quei sogni…


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Anno 2003... la cassa, la porta per la platea, la scala per la galleria.

E l’epoca successiva? Gli attori sono tra noi, si chiamano Marco o Lino, Franco o Bruno o… insomma, sono i ragazzi, gli uomini della vita, di tutti i giorni, quelli che ci accompagnano o che speriamo di incontrare… Solo la scena è la stessa, del cinema dico, dove saliamo, dove sediamo, dove “pagano” il biglietto… rivedo tutto dopo quasi mezzo secolo (oh!)… siamo nel 2003: il cinema si chiama sempre Roma, il proprietario di oggi ha le idee chiare, non so chi sia ma deve essere una persona molto in gamba… ha messo tutto in evidenza: il proiettore di allora per esempio… quello che ci faceva vedere Rossano Brazzi e sentire la strada nel bosco… lo stesso che ha lavorato per secoli e poi si è meritato la pensione, con lustro e riconoscenza ha rappresentato il vanto della nostra epoca, delle nostre serate di divertimento… tirato a lucido, collocato nell’atrio su un piedestallo di legno, rotondo, a sua volta circondato, come fosse un salotto, da un cerchio di cuscini di pelle, fa la star, ammirato da chi le cose remote apprezza.
E nel grande vestibolo piccoli tavolini rotondi, sedie d’epoca, il bar scintillante di luce (Il miglior “macchiato”: questo si chiede in italiano e tutti lo capiscono - perché oggi nessuno più conosce la nostra lingua, parlo dei giovani naturalmente - poiché in tutta Asmara, nei bar il caffè è una “ciofeca” tipo americano. n.d. oggi). Una parete mostra incorniciati in piccoli quadri dalle cornici nere e lucide come le sedie e i tavolini, volti di attori famosi. E, la cosa che più ti riporta ad allora… è il bancone dietro il quale la cassiera vendeva i biglietti, sempre lo stesso, e la vicinissima porta per la platea… e la scala a fianco per la galleria… sono le stesse, sempre le stesse… quante volte ci sei passato, hai spinto quella porta a molla che ti faceva entrare nel buio delle sala dalle poltrone di velluto o salito per la galleria - la scala è lì - calpestando quei gradini e appoggiandoti per vezzo che a quell’età non c’era bisogno di “arrampicarsi” al passamano di legno lungo tutta la parete? Da solo, in due, in tanti? Sempre cercando tuttavia tra le teste davanti o le facce nelle file di dietro quella che “stai” sempre cercando? Conscio o inconscio?


Marisa Baratti
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(Dico a te che mi stai leggendo… non devi rispondere a nessuno… lascia frullare i tuoi pensieri… di quella volta certo… sbaglio? n.d.oggi).

 

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Anno 2003 - il Cinema Roma oggi